In un grande stagno, una graziosa girina si era sposata con un pesce. Ma
un giorno le spuntarono le zampe e, come succede a tutti i girini,
cominciò a trasformarsi lentamente in una ranocchia.
Si rivolse allora al marito pesce: «Io devo seguire il mio destino e
quindi devo andare a vivere sulla terra. Perciò dovrai abituarti anche
tu a vivere sulla terra».
«Ma cara», protestò il pesce, «come vuoi che faccia, con le mie pinne e
le mie branchie? Morirei!».
La girina (quasi ranocchia) sospirò: «Mi ami o non mi ami?». «Certo, che
ti amo», sospirò il pesce.
«Allora, vieni, no?», concluse la girina.
Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva sulla
primavera. Sedevano vicini l'uno all'altra. E la donna disse: «Ti amo.
Sei bello, e ricco, e indossi sempre begli abiti».
E l'uomo disse: «Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, sei una cosa
troppo preziosa per tenerla nella mano, sei una canzone nei miei sogni».
Ma la donna distolse il volto, incollerita, e disse: «Lasciami, te ne
prego. Non sono un pensiero, e non sono una cosa che passa nei tuoi
sogni. Sono una donna. Voglio che mi desideri come moglie, come madre
dei bimbi che un giorno avremo».
E si separarono.
E l'uomo disse: «Ecco che un altro sogno si dissolve in nebbia».
E la donna disse: «Che farsene di un uomo che mi trasforma in nebbia
e sogno?» (Gibran). |