domenica  16 novembre 2014
 

AL SUO POSTO

 

Il vecchio eremita Sebastiano pregava di solito in un piccolo san­tuario isolato su una collina. In esso si venerava un crocifisso che aveva ricevuto il significativo titolo di «Cristo delle grazie». Arrivava gente da tutto il paese per impetrare grazie e aiuto.

Il vecchio Sebastiano decise un giorno di chiedere anche lui una grazia e, inginocchiato davanti all'immagine, pregò: «Signore, voglio soffrire con te. Lasciami prendere il tuo posto. Voglio stare io sulla croce».

Rimase silenzioso con gli occhi fissi alla croce, aspettando una ri­sposta.

Improvvisamente il Crocifisso mosse le labbra e gli disse: «Amico mio, accetto il tuo desiderio, ma ad una condizione: qualunque cosa succeda, qualunque cosa tu veda, devi stare sempre in silenzio». «Te lo prometto, Signore». Avvenne lo scambio.

Nessuno dei fedeli si rese conto che ora c'era Sebastiano inchio­dato alla croce, mentre il Signore aveva preso il posto dell'eremita. I devoti continuavano a sfilare, invocando grazie, e Sebastiano, fede­le alla promessa, taceva. Finché un giorno...

Arrivò un riccone e, dopo aver pregato, dimenticò sul gradino la sua borsa piena di monete d'oro. Sebastiano vide, ma conservò il si­lenzio. Non parlò neppure un'ora dopo, quando arrivò un povero che, incredulo per tanta fortuna, prese la borsa e se ne andò. Né aprì bocca quando davanti a lui si inginocchiò un giovane che chiedeva la sua protezione prima di intraprendere un lungo viaggio per ma­re. Ma non riuscì a resistere quando vide tornare di corsa l'uomo ricco che, credendo che fosse stato il giovane a derubarlo della bor­sa di monete d'oro, gridava a gran voce per chiamare le guardie e farlo arrestare.

Si udì allora un grido: «Fermi!».

Stupiti, tutti guardarono in alto e videro che era stato il crocifis­so a gridare. Sebastiano spiegò come erano andate le cose. Il ricco corse allora a cercare il povero. Il giovane se ne andò in gran fretta per non perdere il suo viaggio. Quando nel santuario non rimase più nessuno, Cristo si rivolse a Sebastiano e lo rimproverò.

«Scendi dalla croce. Non sei degno di occupare il mio posto. Non hai saputo stare zitto».

«Ma, Signore» protestò, confuso, Sebastiano. «Dovevo permet­tere quell'ingiustizia?».

«Tu non sai» rispose il Signore, «che al ricco conveniva perdere la borsa, perché con quel denaro stava per commettere un'ingiustizia. Il povero, al contrario, aveva un gran bisogno di quel denaro. Quan­to al ragazzo, se fosse stato trattenuto dalle guardie avrebbe perso l'imbarco e si sarebbe salvato la vita, perché in questo momento la sua nave sta colando a picco in alto mare».

 

Lo scrittore Piero Chiara, poco religioso, era molto amico dello scul­tore Francesco Messina, che era invece profondamente credente.

Quando Chiara era prossimo alla morte, Messina si recò al suo ca­pezzale e, prendendogli la mano, gli chiese:

«Dimmi, Piero, come stai a fede?».

Chiara lo fissò con gli occhi dolenti e rispose: «Io mi fido di te». Sono le parole più belle che possiamo dire ad un amico: «Io mi fido di te».

È la preghiera più bella che possiamo rivolgere a Dio: «Io mi fido di Te».

 
 
 

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