domenica  2 novembre 2014

IL TRATTINO

L'incisore di lapidi funerarie alzò lo scalpello e disse: «Ho finito».

L'uomo esaminò la pietra: la foto del padre, le due date 1916 e 2000 separate da un trattino di un paio di centimetri. Poi scosse la testa e disse: «Non so come spiegarmi, ma mi sembra così poco. Ve­de, mio padre ha avuto una vita piena, lunga, avventurosa. Vorrei si intuisse in qualche modo la sua infanzia in una grande famiglia, la campagna ricca di verde e di animali, i lavori pesanti, la soddisfa­zione di un buon raccolto, le preoccupazioni per i temporali estivi, la siccità...

Poi la guerra, le divise, le tradotte, la ferita, la fuga da un campo di prigionia, l'incontro con mia madre...

I figli che nascono, crescono, si sposano, i nipotini che arrivano uno dopo l'altro...

Poi la vecchiaia serena, la malattia, certo, ma anche l'affetto, l'a­more, l'entusiasmo, la passione, le lunghe giornate di lavoro, le an­sie, le preoccupazioni, le gioie...».

L'incisore ascoltava con attenzione, poi impugnò lo scalpello e il martello e con quattro rapidi colpi allungò il trattino tra la data di nascita e quella di morte di quasi mezzo centimetro.

Si voltò verso l'uomo e fece: «Va meglio così?».

 

La vita non può essere un trattino tra due date. Abbraccia ogni istante della tua vita. Adesso. La vita è tutto quello che hai.

           
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