Un uomo e una donna si sposarono in tarda età e con grande loro gioia e
sorpresa ebbero un figlio. Lo allevarono con tutto l'amore e la cura
possibili e, pur essendo molto poveri, lo mandarono alla scuola di un
saggio perché crescesse anche nello spirito.
Tornato a casa, il ragazzo aveva un unico desiderio: sdebitarsi in
qualche modo con i suoi genitori.
«Che potrei mai fare» chiese loro «di realmente gradito per voi?».
«La cosa più cara che abbiamo sei tu, figliolo» risposero i due anziani.
«Se però vuoi proprio farci un regalo, procuraci un po' di vino. Ne
siamo golosi, e sono tanti anni che non ne beviamo un goccio...».
Il ragazzo non aveva un soldo. Un giorno, mentre andava nel bosco a far
legna, attinse con le mani l'acqua che precipitava da un'enorme cascata
e ne bevve: gli parve avesse il sapore del vino più dolce e schietto. Ne
riempì un orcio che aveva con sé e tornò in fretta a casa.
«Ecco il mio regalo» disse ai genitori. «Un orcio di vino per voi». I
genitori assaggiarono l'acqua e, pur non sentendo altro gusto che quello
dell'acqua, gli sorrisero e lo ringraziarono molto.
«La prossima settimana ve ne porterò un altro orcio» disse il figlio. E
così fece per molte settimane di seguito. I due anziani stettero al
gioco: bevevano l'acqua con grande entusiasmo ed erano felici di vedere
la gioia fiorire sul volto del figlio.
Avvenne così un fatto meraviglioso: i loro acciacchi scomparvero e le
loro rughe si appianarono.
Come se quell'acqua avesse qualcosa di miracoloso.
È il miracolo del «grazie». Esistono persone che lavano, stirano,
cucinano per altre persone per dieci, venti, trent'anni. Fanno loro
compagnia, le curano, le amano giorno e notte. Eppure non si sono mai
sentite dire «grazie».
Dire «grazie» non è una questione di galateo. Significa dire ad una
persona: «Toh, mi sono accorto che tu esisti».
Per questo il mondo è pieno di persone invisibili. |