domenica  21 giugno 2015
 

LO SCOIATTOLO BERNARDO

 

C'era una volta, nel parco di un vecchio castello, ormai dirocca­to, una grande, antica e generosa quercia. Proprio nella quercia, al­la biforcazione di due rami, cinque allegri scoiattoli striati avevano costruito la loro casa.

La casa degli scoiattoli aveva sette capaci magazzini, spalancati come bocche di uccellini sempre affamati. Per tutta l'estate, gli

scoiattoli non facevano che correre, giorno e notte, per riempirli di cibarie. Sapevano che l'inverno era lungo e crudele e dovevano af‑

frontarlo con la dispensa piena, se volevano arrivare a vedere la pri­mavera. Gli scoiattoli non si riposavano mai: si davano da fare freneticamente per raccogliere ed ammassare grano e noci, ghiande e bacche.

Lavoravano tutti. Tutti, tranne Bernardo.

Bernardo era uno scoiattolo dal musetto intelligente, le orecchie da filosofo, il pelame lucente e una bella coda folta. Ma mentre i suoi

compagni correvano avanti e indietro trafelati con le zampine cari­che di provviste, se ne stava assorto con il muso all'aria e gli occhi chiusi.

«E le tue provviste, Bernardo?», chiesero.

Bernardo si arrampicò su un grosso sasso e cominciò a parlare «Chiudete gli occhi. Ora, sentite i caldi, dorati raggi del sole che si

posano sulla vostra pelliccia. Sono lucenti, giocano con le foglie, so­no colate d'oro...». E mentre Bernardo parlava, i quattro scoiattoli­ni cominciarono a sentirsi più caldi. Che magia era mai quella?

«E i colori, Bernardo?», chiesero ansiosamente. «Chiudete di nuovo gli occhi», disse Bernardo. E quando parlò dell'azzurro dei

fiordalisi, dei papaveri rossi nel frumento giallo, delle foglioline ver­di dell'edera, videro i colori come se avessero tanti piccoli campicelli nella testa.

«E le parole, Bernardo?». Bernardo si schiarì la gola, aspettò un at­timo, e poi, come da un palcoscenico, disse: «Nascosto nella cortec­cia di un albero, nel bel mezzo di una foresta meravigliosa, vive uno scoiattolo dal pelo rosso, lo sguardo brillante e la coda a pennacchio. Questo straordinario scoiattoletto porta sul capo una corona di no­ci. E un genio: possiede certi poteri e conosce molti segreti.

Quando un coniglietto è ferito da un cacciatore, è il genio scoiat­tolo che dice qual è la pianta utile per guarire la ferita.

Quando un uccellino si rompe un'ala è il genio scoiattolo che gli applica un supporto di sottili aghi di pino perché possa volare an­cora.

Ma la cosa che gli riesce meglio è guarire i cuori malati di tri­stezza e di paura. "Ci vogliono tante coccole, per vivere", dice il ge­nio scoiattolo, "e tanta tenerezza. Perché tutte le creature del bosco sono come i fiorellini che appassiscono se non sono baciati dai rag­gi di sole. Quando un animaletto è triste, io faccio il raggio di sole. E lui riapre i petali del suo cuore"».

Quando Bernardo tacque, i quattro scoiattolini applaudirono e gridarono: «Bernardo, sei un poeta».

Bernardo arrossì, si inchinò e disse modestamente: «Lo so, cari musetti».

 

Esistono due tipi di «raccolto»: quello che serve alla vita materiale e quello che serve alla vita spirituale.

L'uomo ha bisogno di entrambi. È un significato che viene da lon­tano: non di solo pane vive l'uomo.

È la scoperta di un mondo insondato dentro di noi, dell'interiorità, dell'immaginazione creatrice, della fantasia che può cambiare le situazioni.

 
 
 

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