domenica 6 novembre 2016 | |
LEONE DI PIETRA |
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C'era una volta uno studente di sedici anni che fece un sogno. Sognò che un leone, con le sue taglienti zanne, lo divorava. Il mattino dopo, partì con i suoi compagni di classe per una gita in una città sconosciuta. Nella quale però di certo non doveva temere i leoni. Ancora pieno di spavento per l'effetto del sogno, lo studente si recò a visitare una chiesa. Arrivato sulla piazza antistante vide un leone di pietra che ruggiva verso il cielo con la gola spalancata. «Ah!», si disse. «Ecco il mio leone. Quello che mi ha divorato stanotte!». Raccontò il sogno agli amici. Poi, ridendo, per dimostrare che non credeva ai sogni, si avvicinò al leone. «Mi riconosci, leone? Svegliati! Sgranchisciti le mascelle, azzannami se puoi!». Così dicendo, infilò la mano nella gola di pietra, e la spinse fino in fondo... Gridò per la paura e il dolore. Poi ritirò di scatto la mano insanguinata e si accasciò al suolo. Un enorme scorpione, che aveva il suo nido nel fondo della gola di pietra del leone, gli aveva trapassato la mano con il suo pungiglione velenoso.
«Posso smettere di bere quando voglio. Due anni fa ho smesso di fumare, quando ho deciso che costava troppo e non ne valeva la pena. Non sono dipendente da niente. Se per sei mesi non mi capita di fumare nemmeno uno spinello, fa uguale. Trovo che è bello, ma niente di più, fare un "trip" una volta ogni tanto, prendermi una piccola vacanza. Sono cose possibili. La gente esagera sui pericoli...» (Kenny, 19 anni, una settimana prima di morire per overdose). |
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