domenica 9 ottobre 2016 | |
PROGRESSO |
|
Quando mia nonna andava a far visita a sua madre, aveva bisogno di tre giorni. Un giorno per viaggiare sul calesse trainato dal cavallo; un giorno per raccontare e apprendere le ultime notizie, un po' in cucina e un po' in giardino; il terzo giorno per il viaggio di ritorno. Quando mia madre andava a far visita a sua madre, aveva bisogno di due giorni. Viaggiava in treno e, se era fortunata con le coincidenze, si fermava la sera del primo giorno, raccontava le ultime novità e il giorno dopo ripartiva. Quando io faccio visita a mia madre, impiego mezz'ora. Vado in auto e mi fermo giusto una decina di minuti perché i bambini si annoiano e sono sempre in ritardo con le spese al supermercato. Se un giorno mia figlia mi verrà a far visita, di quanto tempo avrà bisogno?
Nel villaggio gli uomini e le donne si incontravano alla fontana e chiacchieravano, si scambiavano informazioni, si aiutavano mentre riempivano otri, secchi e anfore. Nel tragitto di ritorno, camminando lentamente sotto il peso dell'acqua, ciascuno aveva tempo e calma per pensare, e perfino per pregare. Poi fu installata l'acqua potabile. Così ciascuno se ne sta a casa sua. È tutto molto più comodo e si fa molto più in fretta. Ma non c'è nessuno con cui parlare e neanche il tempo per pensare. |
|