domenica 13 agosto 2017 |
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L'ASSICURAZIONE |
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C'era una volta un brav'uomo che si chiamava Romoletto e che abitava in una villetta sulle rive del Tevere. Un mattino di primavera, Romoletto si accorse che l'acqua del fiume lambiva la porta di casa. Aveva piovuto molto e il Tevere era gonfio di acqua gialla e minacciosa. La radio lo spaventò un po': «Tutti coloro che abitano nelle vicinanze del Tevere devono lasciare le loro abitazioni: sta per arrivare una piena del fiume», ripeteva il Giornale Radio. Romoletto era molto pio e aveva una grande fiducia nel Signore. Così si inginocchiò e cominciò a pregare. «Signore, salvami!». In quel momento sentì una voce proveniente dall'alto. «Non avere paura, Romoletto! Ci penso io a te!». Era la voce del Signore. Romoletto, pieno di gioia, si rialzò e cominciò a sbrigare le faccende quotidiane, come se niente fosse. Alle undici l'acqua del fiu‑ me gli arrivò alle spalle e Romoletto si rifugiò al piano superiore. Passò una lancia dei pompieri. Uno di essi lo vide e gridò: «Presto, venga via con noi! È pericoloso rimanere!». «No. Ho un'assicurazione superiore!», rispose Romoletto, indicando il cielo. Alle quindici, l'acqua era più alta del letto e Romoletto si rifugiò in soffitta. Passò una barca della Protezione Civile e una voce gridò: «Venga via subito! L'acqua salirà ancora!». Romoletto rifiutò ostinatamente: «Ho un protettore, io!», rispondeva. Alle diciassette e un quarto l'acqua era più alta delle grondaie e Romoletto salì sul tetto. Passò un gommone della Croce Rossa che cercava gli ultimi da salvare. Invano cercarono di portar via Romoletto. Lui si attaccò al camino come il caprifoglio ad un albero. «Non ne ho bisogno. Ho chi mi salva, io!». L'acqua continuò a salire e alle diciotto meno dieci Romoletto annegò. Appena si ritrovò in Paradiso, Romoletto andò su tutte le furie. Si presentò dal Signore e protestò: «Hai detto che pensavi a me? E invece sono bell'e morto!». Il Signore lo fissò con il suo sguardo pieno di bontà. «Ma io ho pensato a te, Romoletto. Tre barche ti ho mandato!».
Era un poveraccio e dalla vita aveva preso solo bastonate. Ma continuava a pregare: «Signore, ti prego, fammi almeno vincere la lotteria». Le cose andavano sempre peggio, ma lui pregava: «Signore, dammi una mano, aiutami, fammi vincere la lotteria». Ogni giorno la sua preghiera saliva al cielo: «Signore, dammi una mano... fammi vincere la lotteria». Finché una notte, la voce di Dio lo svegliò: «E dammela tu una mano: compra almeno il biglietto!». |
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