domenica 10 novembre 2017

 

IL FORZIERE

 

C'era una volta un vecchio che aveva perso la moglie e viveva tutto solo. Aveva lavorato duramente come sarto per tutta la vita. Ma una serie di disgrazie lo avevano lasciato senza un soldo, ed era così vecchio da non poter più lavorare per mantenersi. Le mani gli tremavano troppo per tenere l'ago e la vista era troppo offuscata per fare una cucitura diritta. Aveva tre figli, ma erano tutti cresciuti e sposati, ed erano così occupati dagli impegni di vita quotidiana che avevano appena il tempo di cenare con il padre una volta alla setti­mana.

Il vecchio diventava, poco a poco, sempre più debole e i figli ve­nivano a trovarlo sempre più raramente.

«Non mi vogliono intorno, ora», diceva tra sé, «perché hanno paura che io diventi un peso». Finché un giorno ebbe un'idea. Il mattino seguente andò a trovare un suo amico carpentiere e gli chie­se di costruirgli un grande forziere. Poi si recò dal costruttore di ser­rature e gli chiese un grosso e vecchio lucchetto.

Alla fine andò a far visita al vetraio e gli chiese dei cocci di vetro. Il vecchio portò a casa il forziere, lo riempì fino all'orlo di cocci, lo chiuse a chiave e lo mise sotto il tavolo della cucina. Quando i suoi figli vennero a cena, vi sbatterono i piedi.

«Cosa c'è nel forziere?», chiesero guardando sotto il tavolo. «Oh, niente», replicò il vecchio, «soltanto delle vecchie cose». I figli lo al­zarono per sentirne il peso, poi lo scossero e sentirono il tintinnio dall'interno.

«Deve essere pieno dell'oro che ha messo da parte in questi an­ni», sussurrarono tra loro.

Così ne parlarono assieme e si resero conto che bisognava tene­re sotto controllo il tesoro. Decisero di vivere a turno con il vecchio padre, così avrebbero anche potuto prendersi cura di lui. La prima settimana il figlio più giovane si trasferì dal padre e lo curò e cuci­nò per lui.

La settimana seguente fu la volta del secondo figlio e la terza del più vecchio.

Tutto questo andò avanti per un po' di tempo.

Alla fine il padre si ammalò e morì. I figli gli fecero un bel fu­nerale, poiché sapevano che c'era una fortuna nascosta sotto il ta­volo della cucina e quindi si potevano permettere di spendere qual­cosa per il povero vecchio, ora.

Quando la cerimonia fu terminata, cercarono per tutta la casa, fin­ché non trovarono la chiave con la quale aprirono il forziere. Ovvia­mente lo trovarono pieno di cocci di vetro. «Che scherzo spregevole!», disse il figlio più vecchio. «È orribile fare questo ai propri figli!».

«Ma cos'altro avrebbe potuto fare?», disse tristemente il se­condogenito. «Dobbiamo essere onesti con noi stessi. Se non fosse stato per questo forziere, avremmo trascurato nostro padre fino al­la fine dei suoi giorni».

«Mi vergogno profondamente», pianse il più giovane. «Abbiamo costretto nostro padre a mentire per metterci nelle condizioni di os­servare il comandamento che ci aveva insegnato quando eravamo bambini».

Ma il figlio più vecchio esaminò il forziere per vedere se non ci fosse proprio nulla nascosto tra i vetri. Rovesciò i cocci sul pavi­mento fino a che la cassaforte non fu completamente vuota.

Allora i tre fratelli guardarono in silenzio all'interno, dove lessero l'iscrizione lasciata per loro sul fondo: «Onora il padre e la madre».

 

Onora il padre e la madre.

 
 
 

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