domenica 31 dicembre 2017

 

IL NARRATORE

 

C'era una volta un narratore. Viveva povero, ma senza preoccu­pazioni, felice di niente, con la testa sempre piena di sogni. Ma il mondo intorno gli pareva grigio, brutale, arido di cuore, malato d'a­nima. E ne soffriva.

Un mattino, mentre attraversava una piazza assolata, gli venne un'idea. «E se raccontassi loro delle storie? Potrei raccontare il sa­pore della bontà e dell'amore, li porterei sicuramente alla felicità». Salì su una panchina e cominciò a raccontare ad alta voce. Anziani, donne, bambini, si fermarono un attimo ad ascoltarlo, poi si volta­rono e proseguirono per la loro strada.

Il narratore, ben sapendo che non si può cambiare il mondo in un giorno, non si scoraggiò. Il giorno dopo tornò nel medesimo luogo e di nuovo lanciò al vento le più commoventi parole del suo cuore. Nuovamente della gente si fermò, ma meno del giorno prima. Qualcuno rise di lui. Qualche altro lo trattò da pazzo. Ma lui conti­nuò imperterrito a narrare.

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Ostinato, tornò ogni giorno sulla piazza per parlare alla gente, offrire i suoi racconti d'amore e di meraviglie. Ma i curiosi si fecero rari, e ben presto si ritrovò a parlare solo alle nubi e alle ombre fret­tolose dei passanti che lo sfioravano appena. Ma non rinunciò.

Scoprì che non sapeva e non desiderava far altro che raccontare le sue storie, anche se non interessavano a nessuno. Cominciò a nar­rarle ad occhi chiusi, per il solo piacere di sentirle, senza preoccu­parsi di essere ascoltato. La gente lo lasciò solo dietro le palpebre chiuse.

Passarono così degli anni. Una sera d'inverno, mentre racconta­va una storia prodigiosa nel crepuscolo indifferente, sentì che qual­cuno lo tirava per la manica. Aprì gli occhi e vide un ragazzo. Il ra­gazzo gli fece una smorfia beffarda: «Non vedi che nessuno ti ascol­ta, non ti ha mai ascoltato e non ti ascolterà mai? Perché diavolo vuoi perdere così il tuo tempo?».

«Amo i miei simili» rispose il narratore. «Per questo mi è venu­to voglia di renderli felici». Il ragazzo ghignò: «Povero pazzo, lo so­no diventati?».

«No» rispose il narratore, scuotendo la testa.

«Perché ti ostini allora?» domandò il ragazzo preso da una im­provvisa compassione.

«Continuo a raccontare. E racconterò fino alla morte. Un tempo era per cambiare il mondo...». Tacque, poi il suo sguardo si illuminò. E disse ancora: «Oggi racconto perché il mondo non cambi me».

 

«Dio è dentro il nostro cuore per dirti che devi essere bravo» scrive una bambina nel quaderno di catechismo.

La catechista le domanda: «E se una bambina non lo ascolta?». La bambina sgrana gli occhi e risponde tranquilla: «Oh, lui ripete». Per questo ostinatamente, nonostante tutto, anche Dio continua a raccontare la sua storia.

 
 
 

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