domenica 9 luglio 2017 |
|
L'APPRENDISTA |
|
All'epoca dei castelli di pietra e dei prodi guerrieri vestiti di ferro, un baldo ragazzotto, assai abile con le mani, decise di diventare fabbro. Il ragazzo cominciò facendo l'apprendista e imparò velocemente le tecniche del mestiere. Imparò a usare le tenaglie, a battere il ferro sull'incudine, a servirsi del mantice. Era veramente bravo: sapeva forgiare spade dal profilo perfetto ed elmi leggeri e resistenti ad ogni colpo, candelabri dai mille viluppi e ardite cancellate. Terminato l'apprendistato, trovò un posto nell'officina del palazzo reale. Tutta la sua abilità nell'uso dei ferri del mestiere, però, si rivelò inutile perché non aveva imparato la cosa più semplice: l'uso dell'acciarino per accendere il fuoco, indispensabile per il suo lavoro.
È ovvio che i nostri figli devono assimilare certe competenze (saper leggere, nuotare, usare il computer), devono prepararsi a vivere nel ventunesimo secolo. Ma se non offriamo loro nient'altro, se neghiamo l'aspetto spirituale, non facciamo che occuparci dei dettagli dell'esistenza, come se essa non avesse un centro. In talune culture il processo di scoperta di questo centro spirituale è semplicemente chiamato imparare a essere umani. |
|