domenica  7 maggio 2017
 

IO VADO AVANTI COME UN ASINO

 

Io vado avanti come un asino...

Sì, proprio come quell'animale che un dizionario biblico così de­scrive: «L'asino della Palestina è molto vigoroso, sopporta il caldo, si nutre di cardi; ha una forma di zoccoli che rende molto sicuro il suo incedere, costa poco il mantenerlo. I suoi soli difetti sono la capar­bietà e la pigrizia».

Io vado avanti come quell'asino

di Gerusalemme,

festa degli ulivi,

divenne la cavalcatura regale e pacifica del Messia.

Io non sono sapiente,

ma una cosa so: so di portare Cristo

sulle mie spalle

e la cosa mi rende più orgoglioso

che essere borgognone o basco.

Io lo porto, ma è lui che mi guida:

io credo in lui, lui mi guida verso il suo regno.

Chissà quanto si sente sballottato il mio signore,

quando inciampo contro una pietra!

Ma lui non mi rinfaccia mai niente.

È così bello percepire

quanto sia buono e generoso con me:

mi lascia il tempo di salutare

l'incantevole asina di Balaam,

di sognare davanti a un campo di spighe,

di dimenticarmi persino di portarlo.

Io vado avanti in silenzio.

È strano quanto ci si capisca

anche senza parlare!

La sua sola parola, che io ho ben capito,

sembra essere stata detta apposta per me:

«Il mio giogo è facile da sopportare

e il mio passo leggero» (Mt 11,30).

Fede d'animale,

come quando, una notte di Natale,

allegramente portavo sua madre verso Betlemme.

Io vado avanti nella gioia.

Quando voglio cantare le sue lodi,

io faccio un baccano del diavolo,

io canto stonato.

Lui allora ride,

ride di cuore

e il suo riso trasforma

le strettoie del mio vecchio cammino

in una pista da ballo e i miei pesanti zoccoli

in sandali alati.

Io vado avanti come un asino

che porta Cristo sulle sue spalle (Mons. Etchegaray).

 

Dio pesa come la felicità.

 
 
 

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