domenica  5 marzo 2017
 

IL CAVALLO DI ALESSANDRO

 

Quando compì vent'anni, Alessandro Magno riuscì a farsi rega­lare da suo padre, il re Filippo, un cavallo che nessuno era mai riu­scito a domare: Bucefalo, un cavallo dal bellissimo aspetto, ma dal carattere bizzarro e selvaggio. Alessandro voleva ad ogni costo do­marlo.

«Con tutti i cavalli che ci sono, figliolo, perché non te ne trovi un altro?», gli diceva il buon re Filippo.

Ma Alessandro voleva domare proprio Bucefalo. Ci provava or­mai da tre mesi e nonostante le carezze, le parole sussurrate come ad un amico, non era ancora riuscito a stargli un attimo in groppa.

Quelli che avevano tentato prima di lui gli dicevano: «Bada, Ales­sandro, lascialo andare nelle foreste, prima che ti faccia del male!».

Un giorno, mentre osservava il suo selvatico amico, Alessandro si accorse che il cavallo teneva la testa molto bassa, quasi nascosta tra le due zampe anteriori.

Si era nel gran sole del mezzogiorno. Riflettendo, Alessandro si ricordò che Bucefalo faceva sempre così nei giorni di sole e mai alla sera o nelle brutte giornate. Inoltre i suoi tentativi di ammansir­lo erano molto più facili nei giorni nuvolosi. Di colpo ebbe un'idea: «Forse teme il sole».

Mentre nel cielo splendeva un sole splendido, Alessandro saltò dinanzi a Bucefalo, gli afferrò energicamente la testa e con tutte le sue forze gliela fece sollevare verso l'alto. Gli occhi del cavallo si fis­sarono per la prima volta sul sole. Alessandro si accorse che non lampeggiavano più, ma divenivano sempre più docili. Sembrava quasi che sorridessero.

Quando il giovane allentò la poderosa stretta con cui lo aveva afferrato, la testa del cavallo rimase eretta, fiera e tranquilla. Ales­sandro emise un grido di esultanza, lo abbracciò, gli saltò in groppa e lo lanciò in un galoppo sfrenato nella pianura di Macedonia.

Bucefalo aveva vinto la paura di guardare il sole. E ora anche gli uomini gli facevano meno paura.

 

«In quella sinagoga c'era un uomo posseduto da uno spirito mali­gno. Ad un certo momento costui si mise a urlare: "Perché ti interessi di noi, Gesù di Nazaret? Vuoi forse mandarci in rovina?"» (Vangelo di Luca 4,33-34).

È il grido di una religione rovesciata, la religione dei diavoli, degli atei: Dio incute paura.

Quanti spaventati da Dio ci sono. Gente che si accosta a lui meno che può, che gli parla in fretta, senza guardarlo in faccia e che, appena può, con un sospiro di sollievo, si allontana da lui, perché gli mette di­sagio.

È quanto di più lontano può esistere dal vero rapporto con Dio, che è la perfezione dell'amore.

 
 
 

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