domenica 12 novembre 2017 |
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LA MERAVIGLIOSA STORIA DELLE DOLCICOCCOLE |
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Una volta, tanto tempo fa, c'era una terra dove la gente viveva felice. Tutti erano amici, si volevano bene, giocavano insieme e si aiutavano. Erano gentili, cordiali, premurosi. Anche per la strada, anche quando c'era la coda da fare all'ufficio postale e anche nell'atrio della scuola. Naturalmente c'era un segreto. Allora, alla nascita, ogni bambino riceveva un sacchetto pieno di dolcicoccole. Non si sa quante ce n'erano in ogni sacchetto perché non era possibile contarle. Ma apparentemente erano inesauribili. Tutte le volte che una persona metteva la mano nel sacchetto, trovava sempre una dolcecoccola. Le dolcicoccole erano molto apprezzate. Tutti quelli che le ricevevano si sentivano pieni di dolcezza e di calda simpatia. Coloro che non ne ricevevano, finivano per prendersi il mal di schiena, appassivano, talvolta morivano. In quel tempo, però, era facile procurarsi delle dolcicoccole. Quando uno ne aveva voglia, si avvicinava a un altro e domandava: «Vorrei una dolcecoccola!». L'altro tuffava la mano nel suo sacchetto e ne traeva una dolcecoccola delle dimensioni di una mano di bambina. Appena fuori, la dolceccola cominciava a sorridere e sbocciava in una grande, tenera, soffice, morbida, calda dolcecoccola. Chi la riceveva la strofinava dolcemente sul cuore, sulle guance o sulle braccia e subito si sentiva invadere da un'ondata di calore e di benessere piacevole nel corpo e nell'anima. La gente si scambiava continuamente dolcicoccole e, dal momento che erano assolutamente gratuite, se ne potevano avere a volontà. Così quasi tutti vivevano felici, e si sentivano teneri e caldi. «Quasi» tutti. C'era qualcuno che non era affatto contento di vedere la gente scambiarsi dolcicoccole. Si chiamava Belzefà, una strega perfida e perennemente rabbiosa. Uomini, donne e bambini erano così felici, che non compravano più i suoi filtri e le sue pozioni. Gli affari andavano a rotoli e la terribile Belzefà architettò un piano diabolico. Un mattino, piombò nel mezzo di una famigliola. Si accostò al papà che leggeva il giornale e gli indicò la moglie che stava coccolando la bambina più piccola. «Non vedi tutte le dolcicoccole che tua moglie sta donando alla bambina? Se va avanti così, non ce ne saranno più per te!», sussurrò Belzefà. L'uomo si preoccupò: «Vuoi dire che a forza di donarle agli altri non ci saranno più dolcicoccole nel nostro sacchetto?». «Certo», rispose la strega. «A un certo punto fine, stop, the end!». E ripartì ghignando a cavallo della sua turboscopa. Il papà prese sul serio le parole di Belzefà. Da quel momento, ogni volta che vedeva la moglie dare dolcicoccole ai bambini si sentiva triste e inquieto. E se la strega aveva ragione? Ne parlò alla moglie. E anche lei si spaventò. Bisognava assolutamente economizzare le dolcicoccole. Dopo un po' anche i bambini cominciarono a osservare attentamente i genitori e ad essere preoccupati quando li vedevano sprecare qualche dolcecoccola con degli estranei. In poco tempo quel paese felice cambiò. Il piano diabolico di Belzefa funzionava. Le persone non tuffavano più allegramente la mano nel sacchetto delle dolcicoccole. Lo facevano sempre di meno e diventavano ogni giorno più avare. Ben presto tutti sentirono la mancanza delle dolcicoccole e il paese divenne meno caldo e meno dolce. Uomini, donne e bambini smisero di sorridersi, di essere gentili, di aiutarsi. Qualcuno appassì, qualche altro morì per mancanza di dolcicoccole. Molti ripresero la via che portava al negozio di Belzefà per acquistare filtri d'amore e pozioni magiche. La situazione peggiorò. La perfida Belzefà, però, non voleva che la gente morisse. Una volta morti, non avrebbero potuto comprare i suoi filtri. Così mise a punto un nuovo piano. Distribuì a tutti un sacchetto che assomigliava moltissimo a un sacchetto da dolcicoccole, tranne che era freddo, mentre quello delle dolcicoccole era caldo. In questo sacchetto, Belzefà, aveva messo degli aspripungenti. Gli aspripungenti non rendevano caldi e teneri coloro che li ricevevano, ma li irritavano e li facevano diventare sospettosi e vendicativi. Tuttavia era meglio di niente, e impedivano alla gente di appassire troppo in fretta. Da quel momento, se qualcuno diceva: «Vorrei una dolcecoccola», quelli che temevano di esaurirle rispondevano: «Non posso darti una dolcecoccola; lo vuoi un aspropungente?». Dappertutto la gente cominciò a scambiarsi aspripungenti. Anche nelle famiglie, tra mamme e papà, tra genitori e figli. Per la strada, a scuola, nelle fabbriche e negli uffici. Tutti erano più irritati, freddi, pungenti, imbronciati e astiosi. Qualcuno arrivava al punto di truccare gli aspripungenti con qualche piuma e batuffoli di ovatta. Chi li riceveva si illudeva per un attimo; ma quando se li passava sulle guance e sul cuore sentiva solo freddo e tristezza. Ma successe un fatto straordinario. Una fanciulla dagli occhi pieni di luce e un sorriso dolce e limpido arrivò in quel triste paese. Pareva proprio che non avesse mai sentito parlare della perfida strega e distribuiva dolcicoccole a piene mani, senza paura che le venissero a mancare. Le offriva gratuitamente, anche se nessuno gliele domandava. Molti si accigliarono e la disapprovarono apertamente, perché insegnava ai bambini a regalare dolcicoccole senza pensare che avrebbero potuto esaurirsi. I bambini la amavano tantissimo, perché si sentivano davvero bene con lei. E si misero a distribuire dolcicoccole tutte le volte che ne avevano voglia. I grandi fecero una legge per impedire di sprecare le dolcicoccole a destra e a sinistra. Ma i bambini continuarono. E continuano. E siccome sono più numerosi dei grandi, forse riusciranno a vincere loro.
Per saperlo, dovete solo guardarvi intorno. |
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