domenica 24 settembre 2017 |
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DUE TESTE |
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Sulle sponde d'un lago nell'India del Nord, c'era una volta uno strano uccello che aveva due teste, una a destra e una a sinistra. Due teste ma un corpo solo. Un giorno, mentre gironzolava in cerca di cibo, con gli occhi della testa di destra vide un favo di miele selvatico, e subito vi si buttò sopra. La testa di sinistra disse: «Dammene anche a me». Ma la testa di destra non diede ascolto, e se lo beccò tutto in pochi istanti. Allora la testa di sinistra giurò vendetta; e mentre l'uccello vagava per un bosco, ecco a sinistra certe bacche amarissime. La testa di sinistra le scorse per prima e, pur sapendo che non erano buone e avrebbero fatto male allo stomaco, ne beccò quante poté. E nel frattempo pensava: «Poi avremo mal di pancia; ma gli sta bene, a quell'egoista dell'altra parte; così impara la solidarietà». Poco dopo, l'uccello si sentì colto da atroci dolori: le bacche erano velenose, e in breve tempo gli causarono la morte. Morirono ugualmente le due teste, quella di destra e quella di sinistra, perché nessuna delle due aveva avuto cervello.
Così muoiono tante famiglie. Per paura di amare. «I legami profondi mi hanno sempre spaventato» ammette uno studente, «perché hanno tutta l'aria di imporre delle grosse responsabilità. Ho sempre temuto di non poter adempire alle molte esigenze e richieste che un impegno del genere trascina con sé. Per questo mi sono sorpreso a constatare, quando alla fine ho trovato il coraggio di avviare un rapporto affettivo approfondito e stabile, che mi sentivo più forte di prima. Da quel momento ho avuto l'impressione di disporre di due cervelli, e non di uno; e così pure di quattro mani, di quattro braccia, di quattro gambe e di un altro mondo. La mia capacità di realizzarmi e di evolvermi è parsa raddoppiare, come si sono raddoppiate le alternative a mia disposizione. Adesso amare gli altri mi riesce assai più facile. Mi sento molto più forte, non ho più paura». |
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