domenica 21 aprile 2019 | |
LA PARTENZA DEL SOLDATO |
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Durante la Prima Guerra Mondiale, furono chiamati al fronte anche i giovanissimi appena diciottenni. L'addio alle famiglie di questi soldatini era straziante. Alla stazione di una grande città, genitori e amici si stringevano intorno ad un gruppo di soldati in partenza. Tutti si abbracciavano piangendo: molti si vedevano per l'ultima volta. Un uomo stringeva la mano del suo ragazzo e cercava invano di dirgli addio. I suoi occhi erano pieni di lacrime. Le mani gli tremavano e non riusciva a parlare. Quello era il suo unico figlio, lo amava con tutte le sue forze. Ma che cosa poteva dirgli? Che cosa poteva riportarglielo a casa? Il treno fischiò. I soldati dovevano affrettarsi a salire in carrozza. L'uomo desiderava raccomandare qualcosa a suo figlio. Se lo strinse al petto e mormorò: «Giovannino mio, Giovannino mio! Non farti uccidere!». I soldati erano sul treno che stava per partire. La folla applaudiva e agitava le braccia in segno di saluto. L'uomo, straziato, fissava il suo Giovanni che lo salutava dal finestrino. Voleva ancora dirgli qualcosa. Il treno incominciò a muoversi. Il padre agitò il braccio. Poi si aprì un varco tra la folla, si avvicinò al treno e gridò: «Giovannino, ragazzo mio, sta' vicino al generale!».
Dove stanno i generali, non arrivano i colpi del nemico. Il padre lo sapeva. È questo il dono che ti fa la Chiesa: la garanzia di essere sempre vicino al Generale. «Io sono la vite. Voi siete i tralci. Se uno rimane unito a me e io a lui, egli produce molto frutto; senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). «Ragazzo mio, sta' vicino al Generale!». |
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