domenica  15 agosto 2021

COME MARIA

Una notte ho fatto un sogno splendido. Vidi una strada lunga, una strada che si snodava dalla terra e saliva su nell'aria, fino a per­dersi tra le nuvole, diretta in cielo. Ma non era una strada comoda, anzi era una strada piena di ostacoli, cosparsa di chiodi arrugginiti, pietre taglienti e appuntite, pezzi di vetro. La gente camminava su quella strada a piedi scalzi. I chiodi si conficcavano nella carne, mol­ti avevano i piedi sanguinanti. Le persone però non desistevano: vo­levano arrivare in cielo. Ma ogni passo costava sofferenza e il cam­mino era lento e penoso. Ma poi, nel mio sogno, vidi Gesù che avan­zava. Era anche lui a piedi scalzi. Camminava lentamente, ma in mo­do risoluto. E neppure una volta si ferì i piedi.

Gesù saliva e saliva. Finalmente giunse al cielo e là si sedette su un grande trono dorato. Guardava in giù, verso quelli che si sforza­vano di salire. Con lo sguardo e i gesti li incoraggiava. Subito dopo di lui, avanzava Maria, la sua mamma.

Maria camminava ancora più veloce di Gesù. Sapete perché? Metteva i suoi piedi nelle impronte lasciate da Gesù. Così arrivò presto accanto a suo Figlio, che la fece sedere su una grande poltrona al­la sua destra.

Anche Maria si mise ad incoraggiare quelli che stavano salendo e invitava anche loro a camminare nelle orme lasciate da Gesù, co­me aveva fatto lei.

Gli uomini più saggi facevano proprio così e procedevano spediti verso il cielo. Gli altri si lamentavano per le ferite, si fermavano spes­so, qualche volta desistevano del tutto e si accasciavano sul bordo della strada sopraffatti dalla tristezza.

 

Una mattina un professore di cardiologia condusse gli alunni al laboratorio di anatomia umana dell'università.

Stavano osservando alcuni organi, quando notarono un cuore smisuratamente grande.

Il professore chiese ai ragazzi se sapevano dire a chi fosse appartenuto, intendendo quale malattia avesse causato la morte di quella persona.

«Io lo so» disse un ragazzo, in tono molto serio. «Era il cuore di una madre». 

 
 
 

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