I cacciatori di scimmie hanno
escogitato un metodo geniale e infallibile per catturarle. Quando hanno
scoperto la zona della foresta in cui più spesso si radunano, affondano
nel terreno dei vasi con il collo lungo e stretto. Con molta attenzione
coprono di terra i vasi, lasciando libera solo l'apertura a pelo d'erba.
Poi mettono nel vaso una manciata di riso e bacche, di cui le scimmie
sono molto ghiotte.
Quando i cacciatori si sono
allontanati, le scimmie ritornano. Curiose per natura, esaminano i vasi
e, quando si accorgono delle ghiottonerie che contengono, infilano le
mani dentro e abbrancano un grossa manata di cibo, la più grossa
possibile. Ma il collo dei vasi è molto stretto. Una mano vuota vi
scivola dentro, quando è piena non può assolutamente venire fuori.
Allora le scimmie tirano, tirano.
È il momento che i cacciatori,
nascosti nei paraggi, aspettano. Si precipitano sulle scimmie e le
catturano facilmente. Perché esse si dibattono violentemente, ma non le
sfiora neppure per un attimo il pensiero di aprire la mano e abbandonare
ciò che stringono in pugno.
Quanta gente perde
la vita per la paura di allentare i pugni con cui stringe ciò che crede
indispensabile ed è inutile.
Eleganti e
sorridenti, i cacciatori sono sempre in azione: nascondono le loro
trappole sulle riviste patinate, nei teleschermi e agli angoli delle
strade. Nasce così un popolo dai pugni perennemente chiusi e il cuore
spento.
Non dimenticare
quanto ha detto Gesù: «Non abbiate paura, piccolo gregge, perché il
Padre vostro ha voluto darvi il suo regno. Vendete quello che possedete
e il denaro datelo ai poveri: procuratevi ricchezze che non si
consumano, un tesoro sicuro in cielo. Là, i ladri non possono arrivare e
la ruggine non lo può distruggere. Perché dove sono le vostre ricchezze
là c'è anche il vostro cuore» (Luca 12,32-34). |