domenica  25 dicembre 2011

MISHA

Misha era un orsacchiotto di peluche. Aveva le piante dei piedi in velluto rosso, due bottoncini da stivaletto per occhi e un naso di fiocchi di lana.

Apparteneva ad una bambina capricciosa, che a volte lo colma-va di coccole e a volte lo sbatteva di malagrazia sul pavimento pren­dendolo per le delicate orecchie di stoffa.

Così, un bel giorno, Misha prese la più grande decisione della sua vita: scappare. Approfittò della confusione dei giorni che prece-devano il Natale, infilò la porta e si riprese la libertà.

Se ne andò nella neve battendo i tacchi, felice come non era mai stato. In ogni angolo faceva scoperte meravigliose: gli alberi, gli in-setti, gli uccelli, le stelle. Misha sgranava gli occhi: era tutto così in-credibilmente bello.

Venne la sera di Natale, quella in cui tutte le creature sono invi­tate a fare una buona azione. Misha sentì i sonagli di una slitta. Era una Renna che correva tirando una slitta carica di pacchetti avvolti in carta colorata.

La Renna vide l'orsacchiotto, si fermò e gli spiegò, con molta cor­tesia, che sostituiva Babbo Natale, il quale era troppo vecchio e ma­landato e con tutta quella neve non poteva andare in giro a piedi.

La Renna invitò Misha a salire.

E così Misha cominciò a girare città e paesi sulla slitta magica di Babbo Natale. Era proprio lui che deponeva in ogni camino un giocat­tolo o un regalino confezionato apposta. Si divertiva, era pieno di gioia.

Se fosse rimasto il piccolo saggio giocattolo, avrebbe mai cono­sciuto una simile notte?

Ed ecco che si arrivò all'ultima casa: una povera capanna ai mar­gini del bosco. Misha cacciò la mano nel gran sacco, cercò, frugò: non c'era più niente!

«Renna, o Renna! Non c'è più niente nel tuo sacco!».

«Oh!» gemette la Renna.

Nella capanna viveva un ragazzino ammalato. L'indomani, sve­gliandosi, avrebbe visto le sue scarpe vuote davanti al camino? La Renna guardò Misha coi suoi begli occhi profondi.

Allora Misha sospirò, abbracciò con un colpo d'occhio la cam­pagna dove gli piaceva tanto gironzolare tutto solo e, alzando le spalle, mettendo avanti una zampa dopo l'altra, uno-due, uno-due, per fare la sua buona azione di Natale, entrò nella capanna, si rannicchiò in una scarpa e aspettò il mattino.

 

È questo il vero Natale: Dio ha dato tutto se stesso per amore degli uomini.

           
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