«Per caso ho lasciato l'ombrello da
lei?», mi domandò una signora che abita nella mia zona e che era venuta
a trovarmi poco tempo prima.
«Sì», risposi.
Mi ringraziò molto, poi aggiunse: «Lei
sì che è onesto! Ho domandato a un sacco di gente se avevo lasciato il
mio ombrello a casa loro, e mi hanno tutti risposto di no!».
Una tartaruga
passava in campagna la sua vita tranquilla. Un giorno le arrivò l'invito
di una sua cugina, che abitava in città, perché andasse a trovarla.
Spinta dal desiderio di vedere un po' di mondo, la tartaruga campagnola
accettò l'invito.
La distanza non
era molta, non più di un chilometro, ma per la tartaruga era già un bel
viaggio. Si illuse tuttavia di compierlo in breve tempo e solo il
mattino dopo si mise in cammino.
«Con il mio passo
sicuro e costante», pensò, «prima di mezzogiorno sarò certamente
arrivata. Giusto in tempo per sedermi a tavola». Partì canterellando.
Cammina, cammina,
cammina... A mezzogiorno la tartaruga aveva percorso appena qualche
centinaio di metri.
Quando sentì
battere dodici rintocchi ad un campanile, sbottò: «Che stupido
campanile! Non sarà neppure un'ora che mi sono mossa da casa, e già
suona mezzogiorno. Sono tutti sgangherati questi orologi e i campanari
sono ubriaconi!».
Cammina,
cammina... Il sole tramontò e le stelle spuntarono tremolanti, ma la
tartaruga non era neanche a metà strada.
Più arrabbiata che
mai, si mise ad inveire: «Il mondo non è più quello di una volta! Il
sole tramonta più presto, le stelle si affacciano fuori orario e le
giornate non sono più di ventiquattr'ore!».
E, borbottando,
riprese il suo cammino, maledicendo la strada, troppo sassosa e storta.
C'è sempre una
buona ragione per pensare male del prossimo. |