C'era una volta, tanti secoli fa, una città famosa. Sorgeva in una
prospera vallata e, siccome i suoi abitanti erano decisi e laboriosi, in
poco tempo crebbe enormemente.
I pellegrini la vedevano da lontano e rimanevano ammirati e abbagliati
dallo splendore dei suoi marmi e dei suoi bronzi dorati. Era insomma una
città felice nella quale tutti vivevano in pace.
Ma un brutto giorno, i suoi abitanti decisero di eleggere un re.
Le trombe d'oro degli araldi li riunirono tutti davanti al Municipio.
Non mancava nessuno. Poveri e ricchi, giovani e vecchi si guardavano in
faccia e parlottavano a bassa voce.
Lo squillo argentino di una tromba impose il silenzio a tutta
l'assemblea. Si fece avanti allora un tipo basso e grasso, vestito
superbamente. Era l'uomo più ricco della città.
Alzò la mano carica di anelli scintillanti e proclamò: «Cittadini! Noi
siamo già immensamente ricchi. Non ci manca il denaro. Il nostro re deve
essere un uomo nobile, un conte, un marchese, un principe, perché tutti
lo rispettino per il suo alto lignaggio».
«No! Vattene! Fatelo tacere! Buuuu!». I meno ricchi della città
cominciarono una gazzarra indescrivibile. «Vogliamo come re un uomo
ricco e generoso che ponga rimedio ai nostri problemi!».
Nello stesso tempo, i soldati issarono sulle loro spalle un gigante
muscoloso e gridarono, agitando minacciosamente le picche: «Questo sarà
il nostro re! Il più forte!».
Nella confusione generale, nessuno capiva più niente.
Da tutte le parti scoppiavano grida, minacce, applausi, armi che
s'incrociavano. I parapiglia si moltiplicavano e i contusi erano già
decine.
Suonò di nuovo la tromba. Poco a poco, la moltitudine si acquietò. Un
anziano, sereno e prudente, salì sul gradino più alto e disse: «Amici,
non commettiamo la pazzia di batterci per un re che non esiste ancora.
Chiamiamo un bambino innocente e sia lui ad eleggere un re tra di noi».
Presero per mano un bambino e lo condussero davanti a tutti. L'anziano
gli chiese: «Chi vuoi che sia il re di questa città così grande?».
Il bambinetto li guardò tutti, si succhiò il pollice e poi rispose: «I
re sono brutti. Io non voglio un re. Voglio che sia una regina: la mia
mamma».
Le mamme al
governo. È un'idea magnifica. Il mondo sarebbe certamente più pulito,
si direbbero meno parolacce, tutti darebbero la ma-no ad uno più grande
prima di attraversare la strada...
Dio l'ha pensata
allo stesso modo. E ha fatto Maria. |