domenica 1° maggio 2011

MA CHE SIA UNA REGINA

C'era una volta, tanti secoli fa, una città famosa. Sorgeva in una prospera vallata e, siccome i suoi abitanti erano decisi e laboriosi, in poco tempo crebbe enormemente.

I pellegrini la vedevano da lontano e rimanevano ammirati e ab­bagliati dallo splendore dei suoi marmi e dei suoi bronzi dorati. Era insomma una città felice nella quale tutti vivevano in pace.

Ma un brutto giorno, i suoi abitanti decisero di eleggere un re.

Le trombe d'oro degli araldi li riunirono tutti davanti al Municipio. Non mancava nessuno. Poveri e ricchi, giovani e vecchi si guardavano in faccia e parlottavano a bassa voce.

Lo squillo argentino di una tromba impose il silenzio a tutta l'as­semblea. Si fece avanti allora un tipo basso e grasso, vestito superbamente. Era l'uomo più ricco della città.

Alzò la mano carica di anelli scintillanti e proclamò: «Cittadini! Noi siamo già immensamente ricchi. Non ci manca il denaro. Il nostro re deve essere un uomo nobile, un conte, un marchese, un prin­cipe, perché tutti lo rispettino per il suo alto lignaggio».

«No! Vattene! Fatelo tacere! Buuuu!». I meno ricchi della città cominciarono una gazzarra indescrivibile. «Vogliamo come re un uomo ricco e generoso che ponga rimedio ai nostri problemi!».

Nello stesso tempo, i soldati issarono sulle loro spalle un gigante muscoloso e gridarono, agitando minacciosamente le picche: «Questo sarà il nostro re! Il più forte!».

Nella confusione generale, nessuno capiva più niente.

Da tutte le parti scoppiavano grida, minacce, applausi, armi che s'incrociavano. I parapiglia si moltiplicavano e i contusi erano già decine.

Suonò di nuovo la tromba. Poco a poco, la moltitudine si acquietò. Un anziano, sereno e prudente, salì sul gradino più alto e disse: «Amici, non commettiamo la pazzia di batterci per un re che non esiste ancora. Chiamiamo un bambino innocente e sia lui ad eleggere un re tra di noi».

Presero per mano un bambino e lo condussero davanti a tutti. L'anziano gli chiese: «Chi vuoi che sia il re di questa città così grande?».

Il bambinetto li guardò tutti, si succhiò il pollice e poi rispose: «I re sono brutti. Io non voglio un re. Voglio che sia una regina: la mia mamma».

 

Le mamme al governo. È un'idea magnifica. Il mondo sarebbe cer­tamente più pulito, si direbbero meno parolacce, tutti darebbero la ma-no ad uno più grande prima di attraversare la strada...

Dio l'ha pensata allo stesso modo. E ha fatto Maria.

           
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