C'era una volta uno studente di sedici anni che fece un sogno. Sognò che
un leone, con le sue taglienti zanne, lo divorava.
Il mattino dopo, partì con i suoi compagni di classe per una gita in una
città sconosciuta. Nella quale però di certo non doveva temere i leoni.
Ancora pieno di spavento per l'effetto del sogno, lo studente si recò a
visitare una chiesa. Arrivato sulla piazza antistante vide un leone di
pietra che ruggiva verso il cielo con la gola spalancata.
«Ah!», Si disse. «Ecco il mio leone. Quello che mi ha divorato
stanotte!».
Raccontò il sogno agli amici. Poi, ridendo, per dimostrare che non
credeva ai sogni, si avvicinò al leone.
«Mi riconosci, leone? Svegliati! Sgranchisciti le mascelle, azzannami se
puoi!».
Così dicendo, infilò la mano nella gola di pietra, e la spinse fino in
fondo...
Gridò per la paura e il dolore. Poi ritirò di scatto la mano
insanguinata e si accasciò al suolo.
Un enorme scorpione, che aveva il suo nido nel fondo della gola di
pietra del leone, gli aveva trapassato la mano con il suo pungiglione
velenoso.
«Posso smettere di bere quando voglio. Due anni fa ho smesso di
fumare, quando ho deciso che costava troppo e non ne valeva la pena. Non
sono dipendente da niente. Se per sei mesi non mi capita di fumare
nemmeno uno spinello, fa uguale. Trovo che è bello, ma niente di più,
fare un "trip" una volta ogni tanto, prendermi una piccola vacanza. Sono
cose possibili. La gente esagera sui pericoli...» (Kenny, 19 anni, una
settimana prima di morire per overdose). |