Un giovane e ambizioso cavaliere era noto per la vita dissoluta e
sfrenata. Un buon frate cercò di farlo riflettere sui rischi che avrebbe
corso presentandosi con l'anima così carica di peccati all'ultimo
giudizio del Signore.
«Non ho nessuna paura» rispose sprezzante il cavaliere. «So che il
Signore è buono e misericordioso. Poco prima di morire pronuncerò tre
parole che mi garantiranno la salvezza eterna. Dirò: "Gesù, pietà,
perdonami"».
Il frate scosse la testa e il cavaliere, ridendo, riprese la sua vita
depravata.
Un giorno, durante un terribile temporale, cavalcava a spron battuto
sulle rive di un fiume gonfio d'acqua. Non voleva mancare ad una festa.
Un fulmine spaventò il cavallo che lo disarcionò e lo fece piombare
nella violenta corrente del fiume.
Le ultime tre parole del cavaliere, prima di morire, furono: «Crepa
bestiaccia infame!».
Due pesci nuotavano fianco fianco. Il più giovane chiese
improvvisamente al più anziano: «Ma che cosa sarà mai questa cosa di cui
tutti parlano?».
«Quale?».
«Il mare».
Il pesce anziano scoppiò in una sonora risata (per quanto è possibile
ad un pesce):
«Ma questo è il mare! Ci siamo dentro».
Il pesce giovane scosse la testa dubbioso:
«Non ci credo. Questa è solo acqua salata!».
Ma è nell'acqua salata di tutti i giorni che conquistiamo l'eternità. |