Il Signore è mia parte di eredità

Salmo 15


[1] **Miktam. Di Davide.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
[2]Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene”.

[3]Per i santi, che sono sulla terra,
uomini nobili, è tutto il mio amore.
[4]Si affrettino altri a costruire idoli:
io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi. 

[5]Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
[6]Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità.

[7]Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
[8]Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.

[9]Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro, 

[10]perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.

[11]Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Potersi chiamare, come Israele, «l'eredità di Dio» (32, 12; 67, 10; 73,2 ecc.) è già una condizione di privilegio. Ma può un uomo considerare Dio come la sua parte di eredità, il suo patrimonio (72, 26; 141, 6)? Soltanto chi conduce una vita totalmente consacrata a Dio potrebbe affermarlo; è questa appunto la condizione del levita (Numeri 18,20; Deuteronomio 10,9; Giosuè 13,14). Naturalmente ciò comporta anzitutto il ripudio radicale dell'idolatria: in Israele erano i culti naturisti, che si introducevano persino nel tempio; ma analoghe «idolatrie» possono anche oggi attirare il cuore. Raramente la gioia di una vita vissuta alla presenza di Dio è stata espressa con tanto calore. Lo stupore afferra il credente fino nel più intimo del suo essere (il «cuore» per gli antichi è anche la sede dei pensieri oltreché dei desideri e degli affetti), e la gioia di essere con Dio è affermata con tale vigore che - un po' alla volta - si è avuta la sensazione che essa oltrepassa i limiti della condizione terrena e non può finire in quel triste soggiorno sotterraneo che era per gli antichi l'oltretomba. Questo salmo avvia dunque alla fede in una vita senza termine presso Dio. E si capisce come il primo annuncio cristiano abbia letto negli ultimi versetti la precisa profezia della risurrezione del Cristo (Atti 2, 24-28; 13, 25).

Tra le preghiere umane, questo Salmo 15 è un vero gioiello; ed è in modo particolare la preghiera di coloro che hanno «scelto Dio» con una delle diverse forme di vita consacrata.

 

** Miktam: di significato incerto. Alcuni traducono carme, poema; altri propongono: sottovoce.

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