Io sono un forestiero
Salmo 38
[1]Al
maestro del coro, Idutun (*1).
Salmo. Di Davide. [2]Ho
detto: “Veglierò sulla mia condotta [6]Vedi,
in pochi palmi hai misurato i miei giorni [8]Ora,
che attendo, Signore? [11]Allontana
da me i tuoi colpi: [13]Ascolta
la mia preghiera, Signore, |
L'autore
di questo salmo non è un saggio che riflette sull'esistenza, ma un giusto
alle prese con Dio. Sotto i colpi che si abbattono su di lui, mentre
l'empio se la gode, si rende conto che tutto è caduco nell'esistenza:
vorrebbe imporsi ai suoi sentimenti di esasperazione e tacere, ma non ce
la fa più. E' ancora assente la fede nella risurrezione, e tutto sembra
irrisorio senza l'intervento di Dio che accordi un nuovo sprazzo di vita.
Viene fatto di pensare alle lucide riflessioni del Qoelet (1, 2). Anche il
cristiano nefa l'esperienza nei giorni di totale desolazione: che cosa
vale la vita senza l'attesa dell'incontro con il Signore? (*1)
Idutun: uno dei tre direttori di coro stabiliti da Davide secondo 1
Cronache 25, 1. (*2) Cioè solo di passaggio sulla terra (vedi Levitico 25, 23: «La terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini"). |