La mia anima ha sete del Dio vivente
Salmo 41
[1]Al maestro del coro. Maskil*. Dei figli di Core.
[2]Come la cerva anela
ai corsi d'acqua,
[4]Le lacrime sono mio
pane giorno e notte,
[6]Perché ti rattristi,
anima mia,
[9]Di giorno il Signore
mi dona la sua grazia
[12]Perché ti rattristi,
anima mia, |
Il dramma dei giusto di fronte alla marea dei male concludeva la prima parte del Salterio, Il conflitto rimane, ma ormai si fanno sentire altri accenti. Ora la preghiera diventa spesso l'affermazione della aspirazione verso Dio e dello stato di esilio dell'uomo, e in parecchie occasioni il tono si farà più mistico. Altre volte i momenti più critici della storia rappresenteranno via via un incentivo alla lode o alla supplica: ancora il dramma del giusto, rimane, ma adesso come dramma del popolo. Infatti nei salmi seguenti verrà di preferenza sottolineato l'aspetto collettivo.
Il Salterio dei figli di Core Questo salmo, che con il seguente forma in realtà un unico carme, affascinante per la sua bellezza letteraria, attesta una commozione religiosa di rara qualità è il lamento dei levita esiliato, fatto di nostalgia, di desolazione, di bruciante desiderio. In terra straniera, lontani dal tempio di Gerusalemme, che era l'unico luogo nel quale si pensava di poter Incontrarsi con Dio, i ministri del culto risentono più d'ogni altro la durezza dell'esilio; il santuario è la sola dimora nella quale possono provare la felicità. Essi per primi subiscono l'irrisione dei pagani, dai quali è misconosciuto quel Dio cui essi hanno votato la loro vita. A tre ondate successive riprende il pianto, a tre ondate ancora riecheggia il ritornello che canta la speranza. Nessun salmo riproduce con pari vivezza il fervore per il tempio, al quale affluiva il popolo per celebrare l'amore e la presenza di Dio. Questo fervore ci parla di quello che è il più profondo anelito degli uomini. Il desiderio di Dio. Esso anima in terra i battezzati che chiedono di entrare nella Chiesa, «casa di Dio», e del pari lo poniamo sulla bocca dei defunti che attendono di essere ammessi nella nuova Gerusalemme, la celeste città di Dio; quindi paradossalmente, questo salino si addice e al battesimo e alle esequie. In modo privilegiato gli uomini e le donne consacrate riconoscono in questo salmo il moto della loro anima. Ma, più in generale, questo sublime desiderio non è al fondo di ogni inquietudine umana? «Inquieto è il nostro cuore finché non riposi in te», ha proclamato per i secoli Agostino.
*1 Per Maskil vedi Salmo 31, 1. I figli di Core erano leviti: 1 Cronache 26, 19.
*'Il monte Mizar non è identificato. La traduzione dal... suppone il levita confinato alle sorgenti del Giordano, ai piedi dell'Ermon. Pensandolo in esilio a Babilonia, il verso viene tradotto così: "più che del paese del Giordano e dell'Ermon, dell'umile monte [Sion]». |