L'uomo nella prosperità non comprende
Salmo 48
[1]Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.
[2]Ascoltate, popoli tutti,
[6]Perché temere nei giorni
tristi,
[8]Nessuno può riscattare se
stesso,
[12]Il sepolcro sarà loro
casa per sempre,
[14]Questa è la sorte di chi
confida in se stesso,
[16]Ma Dio potrà
riscattarmi,
[19]Nella sua vita si diceva
fortunato:
[21]L'uomo nella prosperità
non comprende, |
Un detto popolare (vv. 13. 21) fa da guida al sapiente per meditare sulla vanità della ricchezza. L'autore introduce il suo discorso con una solennità alquanto pretenziosa; egli ritiene di possedere la risposta ai problemi che tormentano più d'una persona; certo non è ancora passato attraverso la crisi di Giobbe. Non vi è dubbio: la fortuna non è in grado di sottrarre il ricco al potere della morte e nessuno può comperare la propria salvezza; al contrario, il povero è contento perché Dio paga per lui ciò che il ricco non può offrire a se stesso con tutto il suo danaro. L'autore sembra convinto altresì che la morte non potrà strappargli definitivamente l'amicizia di Dio; la sorte dei giusti non può essere la medesima di quella degli empi; ci deve pur essere per loro una liberazione da parte di Dio! Tale liberazione qui è soltanto una supposizione: non si sa ancora immaginarla (v. 16). Il cristiano crede che Gesù Cristo ha vinto la morte e che noi risorgeremo con lui (1 Corinzi 15, 54‑57). |