L’affresco (180 x 146 cm) si trova nel Convento di San Marco a Firenze ed è opera del Beato Angelico (1395-1455).

Rappresenta l’incontro tra il Cristo, contraddistinto dal nimbo crucifero, e la Maddalena, rivestita della caratteristica veste rossa. Gesù, che porta sulle spalle la vanga a significare che era stato scambiato per un ortolano, scosta la Maddalena con le parole Noli me tangere (non toccarmi) e con la mano destra allontana e nel contempo fa cenno, si volge leggermente verso la donna inginocchiata senza tuttavia guardarla. Anche i suoi piedi, innaturalmente frontali, compiono un’inversione, col piede destro a sinistra e con quello sinistro a destra, a significare il suo stato di corpo risuscitato, già “librato” e glorioso.

 La scena avviene in un prato, esterno al sepolcro, con sullo sfondo degli alberi vari ed un palmizio che aiuta a ricordare che l’episodio si svolge in Palestina.

Il dipinto si arricchisce di particolari simbolici e teologici.

Tra il Cristo e la Maddalena sono raffigurate tre piccole croci sanguinanti che diventano invito alla meditazione sulla Passione e sulla Trinità. Sul prato, affrescato in due tonalità di verde chiaro e luminoso, appaiono delle strane macchie rosse della stessa forma delle stigmate di Gesù. Per ben sette volte questi “fiori” sono raggruppati in una serie di cinque, il numero delle piaghe di colui che era stato crocifisso ed è risorto.

Il colore rosso unifica così idealmente tutta la composizione: ci parla del peccato nell’abito di Maria Maddalena, delle sofferenze di Cristo nelle stigmate del suo corpo che si volge compassionevole verso di lei, dell’estendersi a tutto il creato dei fiori primaverili della sua Passione e Resurrezione, dello splendore e della bellezza, nella croce circonfusa dalla luce dell’aureola, di quell’amore che ha sconfitto, e per sempre, il peccato e la morte.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
   

 indietro all'indice del secondo tempo sinodale