IL PIAVE

BOLLETTINO PARROCCHIALE DI S. NICOLO' 

(n. 3 maggio 1962)

IL CONCILIO DI GIOVANNI XXIII

IL CONCILIO ECUMENICO

    E giacché sono in argomento, voglio parteciparvi alcune osservazioni di un grandissimo scrittore cattolico francese, membro dell’Accademia di Francia e sagace e fecondo servitore della Chiesa, Daniel Rops. Egli chiama il futuro Concilio “il Concilio di Giovanni XXIII” perché è stato il Papa, ispirato dallo Spirito Santo, che ne ha avuto, solo, l'idea Lui che l'ha imposta a tutti. Lui che anima e controlla l'ingente lavoro preparatorio. Nella situazione grave in cui si trova oggi la cristianità, Egli ha voluto essere appoggiato dalla massa dei cattolici... nelle grande decisioni che Egli dovrà prendere. La Chiesa non è affatto in crisi, anzi forse mai essa è stata così bene ordinata attorno al suo Capo. E' il mondo che è in crisi perciò problemi nuovi e gravi si pongono alla Chiesa ai quali essa deve rispondere. UNO DEI PIU' IMPORTANTI DELLA STORIA  Il Concilio non durerà certo 18 anni come quello di Trento. I partecipanti saranno dal tre mila al tremila e cinquecento. Per la prima volta vi si vedranno dei visi “gialli e neri”. La presenza di parecchi Vescovi di colore condurrà certamente il Concilio a studiare sotto un riflesso nuovo il problema delle Missioni.

 Il Santo Padre coglie ogni occasione per invitarci sempre più pressantemente a pregare per il buon esito del prossimo Concilio Ecumenico dice che dopo Dio, i buoni risultati dipendono da noi: quanto più noi procureremo di condurre una vita veramente cristiana, tanto più copiosi e duraturi saranno i frutti dello stesso. Il S. Rosario del mese di maggio è stato offerto a Dio per questo altissimo scopo. La Chiesa, dopo Il Concilio, dovrà apparire più bella, più pura, più santa, tale insomma da invogliare i fratelli separati a riconoscerla come la vera, la grande famiglia di Cristo e ad entrarvi come in casa propria. Anche il nostro Vescovo con apposita lettera ha ripetuto un fervido invito alla preghiera per le grandi intenzioni dal Papa e dai Vescovi assegnate al Concilio. Nel mese di maggio i milioni e milioni di fedeli che appartengono all'Apostolato della Preghiera hanno offerto a Dio preghiere, azioni e patimenti quotidiani “affinché stima e conoscenza fra cattolici e cristiani separati preparino la via alla vera unità” La strada del ritorno dei nostri fratelli che il Papa chiama figli è lunga, lo sappiamo. Il Concilio non è una bacchetta magica. Ostacoli, difficoltà, incomprensioni intralciarono sempre ed intralciano anche oggi cammino della Chiesa che perciò non può essere definito “trionfale”. Ma dove c'è carità, i risultati sono incalcolabili. La carità ha fatto crollare tanti pregiudizi. Ha stimolato alla comprensione reciproca, al riconoscimento delle proprie colpe nella triste di visione del cristianesimo. La carità ha reso già possibili le “cortesi” visite al Papa di altissimi rappresentanti a Chiese da noi separate, visite fino qual tempo ritenute addirittura impossibili. Sono parecchi i protestanti che pregano con per il buon esito dei Concilio, per la causa dell'unità.

Sentite questo accorato appello del Papa ai fratelli separati: “Questa è la vostra casa: è finito il tempo delle mormorazioni, lasciamo alle spalle il passato di discordie, abbracciamoci e vogliamoci bene”.