Di
fronte alle statistiche che ci dicono che il 20% della popolazione del
Nord del mondo consuma l’80% delle risorse mentre il restante 74% del
Sud del mondo ne usufruisce solo per il 20%, è da chiedersi come mai un
mondo tanto ricco generi così tanta povertà, miseria e ingiustizia.
E’
altrettanto importante cercare di capire cosa può fare ciascuno di noi
a partire dalla propria quotidianità per opporsi ai meccanismi ingiusti
che creano queste situazioni.
Tra
le azioni quotidiane che ogni persona, ogni famiglia compie, il consumo
ha un ruolo determinante nell’influenzare questi meccanismi.
E’
proprio per questo che le imprese produttrici ci investono con una
valanga di messaggi pubblicitari per guidare e condizionare i nostri
consumi.
Ma
molte di loro nella produzione dei loro prodotti non sono certo
rispettose dei diritti dei lavoratori e dei bambini, inquinano e
alterano l’equilibrio della natura.
Noi
consumatori spesso ne diventiamo complici inconsapevoli attraverso i
nostri consumi.
Ma
nello stesso tempo i nostri acquisti sono un mezzo efficacissimo che
abbiamo fra le mani per condizionare questi meccanismi che generano
ingiustizie, è un potere che riferito alla singola persona è piccolo
ma che moltiplicato per milioni di persone può condizionare anche le più
forti multinazionali.
Se
noi come consumatori prima di comperare un prodotto, pretendiamo di
conoscere in quali condizioni sociali e ambientali è stato ottenuto, se
risponde a certi requisiti di correttezza le aziende sarebbero molto più
attente al loro comportamento.
Di
qui scaturisce l’importanza del consumo critico che consiste nel fare
la spesa scegliendo i prodotti non solo in base alla qualità e al
prezzo ma facendo anche attenzione a come vengono prodotti.
Se
ad esempio sono prodotti provenienti dal Sud del mondo è giusto
chiederci in quali condizioni di lavoro sono stati ottenuti? Sono stati
sfruttati i bambini? Quale prezzo è pagato ai contadini primi
produttori?.
Ora
semplicemente comperando o no determinati prodotti possiamo influire su
quel sistema economico che genera povertà ed emarginazione a livello
internazionale.
Quando
ad esempio compriamo un pacchetto di caffè, di cacao, possiamo aiutare
a vivere meglio i contadini del Sud del Mondo oppure collaboriamo con
chi li sfrutta.
Impegnarci
perché le imprese adottino comportamenti migliori è giusto e possibile
e noi possiamo collaborare a questo progetto privilegiando ad esempio
prodotti che provengono dal Commercio Equo e Solidale, adottando uno
stile di vita che sa distinguere tra bisogni reali e quelli imposti ad
esempio dalla pubblicità.
Uno
stile di vita più sobrio ci impone una scelta di quantità e qualità.
Se
selezioniamo i prodotti in base alla qualità ci rendiamo conto che
molti vanno scartati perché dannosi, altri invece vanno scartati perché
inutili e diventeremo anche meno succubi di un consumismo che oltre a
sommergerci di rifiuti, spesso danneggia anche la nostra salute.
Un
altro mezzo molto efficace che abbiamo a disposizione come consumatori
è il boicottaggio che consiste nella sospensione organizzata
dell’acquisto di determinati prodotti di un’impresa o di una nazione
finché questa non modifichi il suo comportamento e molte sono le
campagne che con questo metodo hanno ottenuto validi risultati.
Ora
che si avvicina il Natale possiamo sostenere ad esempio il Commercio
Equo Solidale comperando i prodotti che sono in vendita a Samarcanda e
chi volesse saperne di più sul consumo critico c’è un libro molto
interessante “Guida al Consumo Critico” di Franco Gesualdi (Ed.
Emi).
Buon
Natale a tutti.
Giovanna
Teza
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