Cronaca
di un giorno speciale
Carissimi
fedeli, è con grande gioia e con il cuore pieno di speranza che mi
rivolgo a tutti Voi per invitarVi nella nostra cattedrale di Belluno il
giorno di Pentecoste, domenica 19 maggio alle ore 15 per l’annuncio
del Sinodo . . . . . .
Con
questo appello il nostro Vescovo Vincenzo ha chiamato a raccolta il suo
gregge. Ed il popolo di Dio ha risposto numeroso, fiducioso, festoso ed
anche un po’ curioso alla chiamata.
Così,
a distanza di ben 55 anni è iniziato, per la nostra diocesi, un altro
cammino Sinodale.
L’annuncio
ufficiale è stato dato dal Vescovo Savio domenica, giorno di
Pentecoste.
…..
La chiesa è gremita in ogni dove. Dal fondo della Cattedrale un fascio
intenso di luce accompagna la processione che avanza solennemente verso
l’altare. Precedono gli stendardi dei santi delle quattro zone in cui
è divisa la diocesi; seguono sacerdoti, un diacono che tiene alto fra
le mani il Vangelo ed il Vescovo benedicente in abiti penitenziali.
L’organo
intona “Te lodiamo Trinità” e la chiesa esulta nel canto corale di
tutti i presenti. Il Vescovo si fa subito amico nel saluto che rivolge
“come fratello nella fede e pastore a servizio della comunità”.
Le
antiche mura si compiacciono delle Sue parole e della danza delle
ragazze del Polisportivo giovanile che incantano con la composta
leggerezza dei movimenti, vibranti di simbolismo.
E
richiamando alla mente il Padre della Chiesa Origène che diceva:
“bisogna imparare ad essere chiesa partendo dall’armonia della
musica” ecco l’organo mandare la sua voce, dapprima fatta di suoni
solo a pedale, poi di toni gravi che richiamano voci maschili ed infine
di note adatte al canto femminile. L’organo così arricchito diventa
sinfonia e la coralità dei presenti lo accompagna col canto “Tu sei
vivo fuoco che trionfi a sera”.
E’
proprio Pentecoste.
Il
Presbiterio è un’originale vampata di giovanile entusiasmo cui fa eco
la folla che riempie le navate. E lì in mezzo sta il nostro pastore,
pronto a dialogare con il popolo di Dio.
Alla
catechista che chiede come trasmettere con gioia le potenzialità
esistenti in una Chiesa che a volte sembra velata ricorda che mettersi
in discussione è manifestazione d’amore e che il Sinodo vuol
essere in tensione.
Al
parroco che avverte l’urgenza “d’essere più pastore d’anime
che burocrate”, cita le parole di Bernanos “la chiesa si deve amare
con l’ardore di un chierichetto” ed il prete dovrà ripensarsi come
uomo di servizio.
Al
profugo Eritreo che chiede più comprensione per lo straniero parla
non di “forza lavoro” , ma di persone che portano cultura ed invita
a guardare allo Spirito di Assisi.
Alla
suora che sollecita riconoscimento per l’opera femminile
all’interno della Chiesa ricorda la
“Pacem
in terris” di Giovanni XXIII ed il ruolo incisivo della donna nel
cammino ecclesiale.
Ai
giovani, desiderosi di cooperare per la buona riuscita del Sinodo, dà
il mandato di animatori e visitatori di ogni ambiente, anche lì dove
sembra difficile gettare la semente.
Alla
famiglia che avverte l’urgenza del problema, parla di “amore
contagioso della famiglia felice”
e
promette che la chiesa sarà di sostegno anche per chi ha fallito.
Alla
disabile desiderosa di sapere cosa può fare il mondo della
sofferenza risponde che il cammino del disabile è “il cammino del
Crocifisso” ed auspica l’abbattimento di ogni barriera
architettonica affinchè la casa di Dio sia casa di tutti.
All’anziana
che si chiede come faranno a camminare insieme vecchi e malati , cesella
la risposta ricordando all’assemblea che l’anziano è il segno della
fedeltà tramandata; è colui che fa il percorso a ritroso per poi
saltare più lontano.
Al
frate che si interroga su come poter collaborare con le poche
forze disponibili risponde che tali forze sono la memoria della chiesa e
“custodi naturali del Sinodo”
Al
seminarista che sollecita il risultato di altri Sinodi tenuti in
Italia dice che ogni Sinodo è un laboratorio di Comunione che deve
procedere perché la Comunità diventi veramente comunione.
Al
Presidente della Consulta che si interroga sul ruolo delle
Associazioni ricorda che esse esistono per servire e compiere la
missione della chiesa calata nella realtà locale ed invita “a non
fare un’isola del proprio carisma”.
Poi
Mons. Savio chiede a tutta l’assemblea riunita di rispondere, nel
proprio intimo alla domanda: “Che cosa fare per gli assenti”?
Per
un attimo il silenzio che cala nella cattedrale è simile ad un rombo
fragoroso che, partendo dal cuore di ognuno, si eleva su su in alto.
Poi,
il popolo di Dio, in piedi, fa la sua professione di fede.
Viene
distribuita la lettera pastorale e per ciascuno inizia il personale
cammino sinodale.
La
lettera comincia così: “Se tu mi ascoltassi…” Lo faremo?
Sia
per tutti una rinnovata Pentecoste.
Giulia
|