IL NOSTRO PALIO A SIENA

Partiamo presto al mattino e, nonostante un piccolo incidente in autostrada (abbiamo bucato) a mezzogiorno siamo già a Mensanello nei dintorni di Siena. La giornata non è delle più belle né delle più calde, ma la compagnia sa guardare oltre con ottimismo.

Durante il viaggio d. Claudio ci prepara ad un tuffo nella storia, nell’arte, nella religione. Ci presenta S. Caterina, patrona d’Italia, S. Bernardino predicatore instancabile e S. Bernardo riformatore e fondatore dell’ordine cistercense.

ABBADIA ISOLA – l’arte dei monaci

Nei pressi del nostro albergo visitiamo ABBADIA ISOLA, stupenda chiesa romanica costruita sull’antica Via Francigena. Ricordo il susseguirsi degli archi sopra le colonne illuminati da una bellissima bifora della facciata. L’essenzialità e la semplicità delle linee architettoniche invitano alla spiritualità e all’ascesi. Preghiamo per la pace sui gradini dell’altare davanti ad un bel crocifisso e quasi non sentiamo più la stanchezza del viaggio.

SIENA terra di Santi e d’artisti

Il pomeriggio è dedicato a SIENA. Incontriamo la signora Roberta, la guida disponibile, preparata ma umile, pronta anche alla battuta, che ci accompagnerà nell’itinerario e bisogna dire che siamo proprio fortunati. Partiamo da S. DOMENICO, la chiesa che conserva alcune reliquie di S. Caterina,

Il suo ritratto ritenuto il più fedele ed i quadri che raccontano la sua vita in simbiosi con Gesù.

Impariamo che Caterina, rappresentante di un periodo chiave della storia italiana e protagonista luminosa di una mentalità feconda d’impegno religioso e civile insieme, era analfabeta, eppure lasciò delle lettere scritte durante l’estasi, che sono piene di trasporto mistico. Era di temperamento deciso ed ardente e si prodigò sempre per la pace. Convinse il Papa a ritornare da Avignone a Roma, gettò il seme della vera riforma della Chiesa e per questo il Papa Paolo VI la proclamò “dottore” prima donna accanto a S. Bernardo e agli altri grandi maestri della tradizione cristiana.

Di Caterina ci affascina la semplicità, la determinazione, la fede e l’adesione totale a Cristo.

Preghiamo per la Chiesa, per il Papa (che lei chiamava “dolce Cristo in terra”), e per la pace perché, come lei, sappiamo cercarla in ogni situazione.

Ci avviamo verso il centro, ammiriamo le vie selciate strette, i maestosi palazzi, gli scorci pittoreschi. Roberta ci parla del Palio, orgoglio dei senesi, delle contrade e della vicendevole rivalità, dei festeggiamenti dei vincitori che durano un anno intero. C’informa sull’attività di Monte dei Paschi, la superbanca di Siena che permette col suo intervento la manutenzione e la ristrutturazione di molti antichi edifici e sostiene molte attività di carattere sociale.

Sostiamo davanti alla Cattedrale, osserviamo la bellezza degli stili romanico e gotico fusi perfettamente, le artistiche vetrate, gli stupendi mosaici delle cuspidi, le guglie e le statue che ornano la facciata, i colori dei marmi, bianco, rosato, scuro armoniosamente composti. Meraviglioso e suggestivo anche l’interno: i quadri di pregiata fattura, i preziosi pavimenti in marmo decorati a graffito e ad intarsio con tecnica antichissima, le pareti e le eleganti colonne a righe bianche e nere e le volte azzurre stellate. Poi il Pulpito, al centro, grande capolavoro di Nicola e Giovanni Pisano e notiamo l’espressività delle figure scolpite.

Continuiamo la nostra visita recandoci, sotto una pioggia insistente, a Piazza del Campo attorniata da bellissimi palazzi e dalla famosa Torre del Mangia. Ci colpisce il colore rossastro, come la terra di Siena e l’armonia della composizione architettonica. La piazza è inclinata per convogliare le acque nella conchiglia posta sul fondo ed è dotata di una bella fontana, la Fonte Gaia, di cui già il nome dice qualche cosa.

Al Museo Civico, sediamo sui divani a materasso incantati da quei capolavori della pittura: la Maestà e Guidoricciò da Fogliano di Simone Martini e nella sala adiacente gli affreschi del Lorenzetti, le Allegorie del Buono e del Cattivo Governo.

L’itinerario con la guida è terminato e noi ci rechiamo alla vicina chiesa di S. Cristoforo per la Messa. Qui conosciamo don Alfredo, monaco domenicano, che tuona dal pulpito con ardore toscano sui pastori che non custodiscono le pecore e sulle pecore che non seguono i consigli dei pastori. Acconsente a darci notizie sul suo Ordine e sulla chiesa. Ci fa notare un quadro, un’antica icona della Madonna, davanti alla quale S. Caterina si recava spesso a pregare. Preghiamo anche noi per la pace nel mondo, per le nostre famiglie, per i nostri malati che ricordiamo con affetto.

Ritorniamo a Piazza del Campo per un ultimo sguardo e, come un dono, appare il sole ad illuminare con luce di tramonto un panorama che ci lascia senza parole. Risalta sulla facciata del Palazzo del Comune il simbolo JHS racchiuso in un cerchio di rame circondato da raggi. L’avevamo visto, inciso su pietra o a rilievo su case e palazzi, durante il tragitto. È il simbolo di S Bernardino, amatissimo per la sua predicazione rivolta specialmente ai poveri che conquistava con la semplicità e l’arguzia. Aveva ideato la sigla indicante il nome di Gesù e la portava con se nelle sue peregrinazioni come fosse un cartello pubblicitario (è il patrono dei pubblicisti!). Venne a Belluno, infatti abbiamo traccia del suo passaggio anche qui a Borgo Piave (sullo stipite della canonica e su quello del “cortivon”).

SAN GALGANO e SANT’ANTIMO epicentro di civiltà

Dedichiamo la domenica ai monasteri dei dintorni di Siena.

A S. Galgano arriviamo presto alla mattina mentre un raggio di sole dipinge di luce i resti dell’imponente e stupenda abbazia cistercense. Entrando si ha l’impressione che sia stata costruita così, aperta al cielo, ma ci viene spiegato che le volte ed il tetto sono andati in rovina a causa delle razzie perpetrate nel tempo da parte dei signorotti limitrofi ed anche a causa di cattiva amministrazione degli ultimi abati commendatari.

Saliamo a piedi fino all’Eremo di Montesiepi, prima cellula dell’abbazia. La cupola della chiesetta sale verso l’alto in cerchi degradanti, a righe, in pietra bianca e cotto ed è rischiarata da sottili monofore, elementi di ornamento originale e graziosissimo.

Al centro del pavimento spunta la roccia con la spada che S. Galgano, dopo le varie vicissitudini e traversie della vita, conficcò qui rinunciando per sempre alla guerra, dedicandosi alla preghiera ed alla meditazione.

Nella Cappella degli affreschi vediamo una particolare Annunciazione: la Madonna, come intimorita dall’annuncio dell’Angelo, si aggrappa ad una colonna quasi in cerca di sostegno.

Troviamo S. Antimo immersa nel verde, quello tenero del grano che nei campi ondeggia alla brezza, quello argenteo degli ulivi che rivestono le dolci colline degradanti verso la valle e quello più intenso delle viti intercalato dal rosso caratteristico della terra (siamo nella zona di Montalcino!!). Un incanto questo paesaggio toscano. Siamo tutti d’accordo con Davide (6 anni!) ed esclamiamo con lui: “Ma che bella campagna!”

Circondato da tanta bellezza, il monastero si erge maestoso, sempre in stile gotico, essenziale e semplice. I monaci stanno celebrando la s. Messa. Rimangono impressi i canti gregoriani, i gesti lenti e scanditi ed il silenzio profondo dell’assemblea, come rapita da questa atmosfera tutta spirituale.

MONTE OLIVETO e i monaci oggi

Riavvicinandosi a Siena ci rechiamo all’Abbazia di Monte Uliveto costruita in un posto bellissimo e strategico. Ricordo il bel crocifisso in una cappella accanto all’entrata: è quello che il beato Bernardo dei Tolomei portò con sé da Siena quando si recò lassù a fondare il monastero. Notevole il chiostro, tutto affrescato da pittori famosi come il Sodomia e Lorenzetti. Conosciamo da una gentile e simpatica guida tanti particolari sulla storia di questi affreschi, dei loro autori e della storia del tempo. Al museo sono custoditi numerosi antichi e preziosi libri e tra le altre cose un armadio, eseguito a mano, a intarsio, d’una perfezione incredibile. Capiamo che i monaci, nel tempo, sono stati veramente grandi diffusori di fede, di arte, di cultura.

Ritorniamo a Belluno contenti, stanchi ma con ancora voce per cantare a perdifiato melodie vecchie e nuove. Vero? Davide, Benedetta, Giulia, Denis e sig. Francesco, Arcangelo, Ernesta, d. Claudio? Bello è dir poco!alla prossima volta!!

Giacomina

 
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