Quando è nato
l’uovo? Non si sa. Gli scienziati dicono che la vita sulla terra si
sia manifestata, all’inizio, in forma d’esseri microscopici che si
riproducevano semplicemente spaccandosi in due,
dando origine ad altri esseri tutti
uguali tra loro, come tante copie, con minime e del tutto casuale
possibilità di variazione. Tanta monotonia deve aver stancato il
buon Dio che pensò bene d’introdurre nella creazione il principio
dell’amore: due cellule diverse e complementari dovevano unirsi per
dar vita ad un nuovo individuo che aveva in sé qualcosa dei genitori,
ma anche caratteristiche e finalità proprie.
Nella riproduzione sessuata i genitori devono donarsi
reciprocamente, superando il proprio io egocentrico.
Varie
sono le forme dell’uovo: può essere tondeggiante, oblungo, ovale,
rivestito di un guscio duro e fragile o di una membrana sottile e
duttile: in ogni caso è un meraviglioso astuccio che contiene la cosa
più preziosa del creato: un progetto della vita a venire.
Il
minuscolo essere racchiuso nell’uovo ha bisogno di calore per
svilupparsi, di quello umido delle sabbie in riva al mare, di quello che
si sprigiona dalle foglie marcescenti o dal calore del corpo dei
genitori.
L’uovo
più fortunato è quello che attecchisce nel corpo della madre ed è
nutrito dal sangue della madre stessa. E’ il ventre materno una
nicchia confortevole che lo protegge dai rumori assordanti, dagli urti,
che gli da spazio per crescere, muoversi, nuotare in placide acque.
L’uovo
umano è nutrito dalla madre in corpo e spirito. Fin dall’inizio tra
madre e figlio si svolge un muto dialogo: “ Quando parli o canti,
mamma, il suono della tua voce è musica soave che mi rende felice e mi
rassicura, ma quando sei triste anch’io ne risento; fa caldo e tu stai
gustando una granatina, ma io il freddo proprio non lo sopporto: non
avverti i miei calcetti di protesta? Non ti profumare, mi piace il tuo
buon odore naturale!” e i messaggi sensitivi e umorali trasmessi dalla
madre al figlio saranno il substrato su cui crescerà e si formerà la
personalità del bimbo.
Quando
la nuova creatura ha perfezionato il suo sviluppo fisico e dà spazio è
diventato angusto, allora è tempo di nascere. Ma non è facile
abbandonare il seno caldo e protettivo della madre, rompere l’uovo e
farsi strada per giungere nella nuova vita, vita propria disgiunta da
quella della madre. L’uovo è il simbolo della vita che si perpetua e
si rinnova.
Nella
Pasqua vicina Cristo sia, in ciascuno di noi, “uovo” di
rigenerazione spirituale, principio attivo di carità e di gioia
immensa.
Giovanna
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