Quando entriamo nel piccolo atrio della
nostra chiesa di Borgo Piave, troviamo a portata di mano l’acquasantiera
che ci invita a fare il segno della croce, dopo aver immerso le dita
nell’acqua santa.
Ho notato che pochi ne approfittano.
Peccato, perché quel “segnarci” fa parte dei riti di introduzione al
mistero e ci riporta alla grazia ricevuta nel nostro battesimo.
La croce come segno liturgico è un segno
“efficace” (un sacramentale) in quanto ci prepara e ci dispone a
ricevere la grazia che deriva appunto dal mistero di Gesù.
Il segno di croce va fatto con
consapevolezza, lentamente, dalla fronte al petto, da una spalla
all’altra.
La mano tocca la fronte (i pensieri), il
cuore (gli affetti), le spalle (le fatiche).
Il segno verticale indica il nostro andare a
Dio con la preghiera; quello orizzontale indica il nostro andare verso i
fratelli nella carità. Le due cose non possono essere disgiunte.
E’ il segno più santo che ci sia. La croce
avvolge e salva tutto: corpo e anima, pensieri e volontà, senso e
sentimento, agire a patire, e tutto si irrobustisce per la forza di
Cristo, nel nome della Santissima Trinità.
Questo segno accompagna tutta la vita dei
cristiani, di coloro che cioè con Gesù risorgono in continuazione.
Nel Battesimo è segno di accoglienza e di
maternità, ma anche di identità e di tutela. Nella Cresima è segno di
appartenenza, nella Confessione è annuncio di riconciliazione, di
alleanza nel Matrimonio, di medicina nell’Unzione degli infermi.
Quando viene fatto prima della preghiera è
perché concentri in Dio pensieri , cuore e volere; dopo la preghiera
perché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato.
Nella tentazione perché ci irrobustisca, nel
pericolo perché ci protegga, nella benedizione perché la vita di Dio
penetri nell’anima, la renda feconda e consacri ogni cosa.
Quando la croce viene tracciata sulle cose,
quel segno converte noi, non l’oggetto.
Ci aiuta a essere riconoscenti, ci fa
sentire la tenerezza e la presenza del Padre, ci fa scoprire che siamo
poveri, tutto ci viene regalato dall’alto. Ci rivela che ogni bene va
condiviso.
Le benedizioni non ci rendono più semplice
la vita o la storia. Ci immettono nell’amore di Gesù che è fecondo,
rigenerante, radice di ogni vittoria.
P i a