Bimbo caro, siamo
vicini vicini l'uno all'altro, tu che cominci la tua vita, io che la
finisco. Si dice (ed è vero) che gli estremi si toccano. Quando ero
piccolo come te mi si parlava in continuazione dei "grandi" . Provavo
per i grandi un bizzarro sentimento,
mescolanza di
attrazione e di sfiducia. Mi pareva che il mondo dei grandi fosse un
mondo diverso, vietato ai bambini.
Adesso,
quando la mia vita non
può ricominciare, sento dire che l'infanzia è l'età della felicità
perfetta. Ma è vero? Quando si è, come te, un bambino, non si gioisce
dell'infanzia. E quando un adulto crede di rivivere la propria infanzia,
evoca una condizione che non esisteva. Talvolta mi domando se l'infanzia
non è un sogno degli adulti...
Da vecchio ho
imparato, troppo tardi, senza alcun dubbio, che ci si arricchisce
vivendo con un bimbo. Soprattutto se si chiede al bimbo di fare delle
domande. Ho fatto visita a un celebre filosofo tedesco che si chiama
Heidegger. A quel tempo viveva in una baita da eremita e in mezzo a
quella campagna coperta di neve, Heidegger mi diede questo consiglio:
"Se vuol progredire, tanto in filosofia quanto in religione, si faccia
porre domande da un bambino. Non potrà rispondergli sempre, ma le farà
scoprire la verità: perché il Vero è sempre velato. Il bambino toglie il
velo".
Un giorno mi hai
chiesto cosa fosse essere. E non ho saputo risponderti. Un altro giorno
mi hai detto: "Abbiamo due occhi. Perché non vediamo due cose?" E,
tornando dal catechismo: "Capisco cos'è il diavolo e so cos'è il buon
Dio. Ma perché Dio che è onnipotente non uccide il diavolo?".
Le domande che fai
sono proprio quelle alle quali un filosofo non può rispondere...Di
fronte al tuo faccino, di fronte ai tuoi "problemi", mi sento
imbarazzato.
"Perché? Come?" non ti
stanchi di ripetere. Napoleone a Sant'Elena affermava che il genio
consiste nel porsi a qualsiasi proposito queste due domande.
Ma tu credi, piccolo
mio, che a questo mondo tutto possa avere una spiegazione? A te,che per
me sei solo mistero, forse manca ancora il senso del mistero...
Ti guardo con
tenerezza, con timore, con speranza. Perché io sono il passato e tu
l'avvenire. Sarai forse tu, piccolo, a rinnovare la gioia della terra.
Per questo dovresti rimanere "piccolo". Crescendo, dovresti rimanere
bambino. Allora sarai un poeta, sarai un artista. Sarai fra coloro che
la gente ammira perché hanno conservato il fascino dell'infanzia.
Eccoti alcuni consigli
per rimanere bambino. Innanzitutto, il mattino,
quando ti svegli,
sentiti tutto
meravigliato, come se il sole stesse per sorgere per la prima volta,
come se tu per la prima volta saltassi fuori dal tuo letto per vivere.
Immagina che quanto tu ora stai vedendo, ieri non fosse esistito, come
se stessi assistendo alla nascita del sole, al principio del mondo. A
scuola fai i tuoi compiti e applicati. Impara a tracciare le linee, a
non commettere errori. Ti consiglierei di essere spesso un po'
distratto; di avere una parte di te che presta attenzione alle linee,
alla punteggiatura e a tutto ciò che ti insegnano i maestri, e un'altra
parte che deve essere come un uccello, che vola lontano e non presta
attenzione a nulla. Per rimanere un bimbo tutta la vita, è questa
seconda parte di te stesso che dovrai coltivare. Diranno che sogni. Ma è
il "sogno da sveglio" che regala il genio.
I grandi ti
insegneranno lo sforzo. Tu insegnerai loro l'atto dell'abbandono che si
chiama grazia. Noi ti daremo le regole. Tu, in cambio, ci darai la tua
fantasia, la tua innocenza.
Ti imponiamo la nostra
gravità, tu ci insegni l'allegria. Ti spieghiamo che tutto è più
difficile di quanto tu creda. E tu insegni alle nostre fronti già
coperte di rughe che tutto è più facile di quanto non si fosse creduto!
Ecco, la giornata
finisce. Cade la sera. Il sole cala e va, come te, a dormire fra fiotti
di luce e di colori. E' il momento in cui entrerai in ciò che viene
chiamato la notte. E' il momento in cui si costruiscono i sogni. E i
sogni di un bimbo sono i sogni più belli...
(Jean Guitton "Lettere
aperte" - ed. Mondatori)