Le prime vacanze
indipendenti dalla famiglia, per me cominciarono negli anni sessanta ai
"Coi di Zoldo".
lo e un'amica partimmo
da Venezia di buon mattino, forse con la "littorina"; poi da Longarone
con la "corriera" fino a Mareson; da Mareson, con la nostra valigia
piena, a piedi fino ai Coi.
Il paese allora era
bellissimo, raccolto attorno alla piazza (piatha dei thocoi) e appena
sopra si trovavano gli eleganti fienili.
Oltre il paese, in
fondo, dopo la chiesa, c'era il "paese delle vacche" composto da piccole
costruzioni adibite a stalla: ad ogni famiglia la sua con le proprie
mucche, una stradina coperta di letame, e... attenta a dove metti i
piedi!
La casa dove abitavamo
(camera con comodo di cucina) era abbastanza comoda e calda. I padroni
di casa, benevoli,
avevano un unico figlio -Giovanni- che faceva il muratore: ogni mattina
alle due partiva a piedi per andare a lavorare "in Alleghe" e tornava la
sera stanco morto.
C'era un unico negozio
dove si vendeva di tutto. Il gestore, da noi interrogato circa una
catasta di elenchi telefonici che stava vicino al bancone, ci disse che
ogni anno ne portavano di nuovi e lui li aggiungeva ai vecchi ma non
sapeva a che cosa servivano.
Vendeva persino
focacce, forse dell'anno prima: erano talmente dure che la nostra
padrona di casa le chiamava "panettone croda".
Prima che arrivasse
l'inverno con le tremende nevicate, la stessa padrona acquistava una
scatola di latta, grande e rotonda, con le aringhe sotto sale; al
venerdì, polenta e aringhe: duravano fino alla primavera, e il precetto
era osservato.
In paese, per
mangiare, si trovava pane vecchio, latte, formaggio, salame: volendo una
bistecca, si poteva correre giù per i prati fino a Fusine, ma la
risalita... era duretta.
Le gite: al rifugio
Venezia, sotto il Pelmo e da lì -attraverso una grandissima palude
dovuta al disgelo, fino a Zoppè, dove la mia amica dovette ricomprarsi
le scarpe che erano sprofondate per sempre in quella fanghiglia. Non mi
ricordo come siamo ritornate ai Coi.
Oppure a Pecol, fino a
raggiungere -camminando in quota- pian de le mandre, scendendo poi fino
al passo Staulanza e
tornando a casa per la strada statale.
E altre ancora.
Dalla casa dove
abitavamo si vedevano i villaggi di Brusadaz e Costa. Lì i prati (era
fine giugno) erano tappezzati di mughetti che in dialetto erano detti "margarete"
e cioè perle (penso dal latino).
I s a