BETLEMME DOVE TUTTO EBBE INIZIO

Settembre 2000

Betlemme ti viene incontro con le sue dolci colline, le sue greggi, i suoi pastori. E tu ti senti già immerso nella Natività di Gesù.

La piazza della mangiatoia si apre sulla maestosa Basilica che accoglie nelle sue viscere la grotta che contemplò il Dio Bambino e tu tocchi con mano il suo Natale che è anche il tuo natale. La stretta porticina che immette nella grande chiesa ti ricorda come questo baluardo della fede sia stato difeso strenuamente dagli assalti nemici e provi riconoscenza per quegli antichi ignoti paladini.

È l’anno giubilare ed oggi la cosmopolita umanità cristiana è qui riunita. Oltrepassato l’arco che inneggia ancora alla visita del Papa, siamo già tutti diligentemente in fila. La spianata assolata sembra improvvisamente diventata piccola per questa marea umana desiderosa di inginocchiarsi davanti alla stella d’argento che con la scritta “ hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est” indica il luogo dove avvenne il fatto centrale della storia della salvezza.

Mentre attendo di poter entrare nella Basilica ripenso a quel tempo lontano in cui Maria e Giuseppe trovarono la stessa ressa e l’uguale impossibilità a pernottare.

Un mendicante, mutilato di entrambe le braccia, suona con il piede uno strumento monocorde che sa d’antico e la sua nenia si perde nell’aria assorbita dal fremito degli ulivi.

Tutt’intorno è un brulichio di negozi, bar, ristoranti e ragazzini dai nerissimi occhi penetranti che ti vendono di tutti e di più. Il sacro ed il profano sono astretto contatto di gomito, ma nessuno prevarica l’altro.

La città è viva e pulsante: donne velate e in jeans s’incrociano con naturalezza, minareti e campanili sembrano sorridersi ed il languore della musica araba si mescola ai ritmi frenetici del rock.

Il poliziotto che regola l’afflusso, dopo due ore d’attesa, mi fa entrare nella culla della Cristianità.Qui il tempo si ferma; tu ti guardi attorno con occhi di cielo, contempli la Pace e ti senti in pace.

 Dicembre 2003

Immensa e vuota la spianata della Basilica…..attende.Scomparso il poliziotto, la porticina della chiesa è serrata.

La nenia del mendicante non risuona più ed il silenzio greve ti spezza il respiro. La gente cammina rapida e furtiva per scomparire al di là di usci che nascondono miserie crescenti. Tutt’intorno brandelli di strada e tante, troppe, serrande vuote. Dove sono i bimbi di Betlemme? Come vivono i valenti falegnami che traevano dall’olivo il sostentamento per la famiglia? E dove sono i cristiani? Qui oggi Gesù è umanamente uno sconfitto.

La guerra ha spazzato via l’armonia, ha chiuso la porta al dialogo e gli occhi che si incrociano  denunciano odio e paura. In questo clima di estrema tensione è molto difficile pensare che “ gli altri sono parte di noi”. Molto più semplice parlare di vinti e vincitori.

Ma se Betlemme è culla dell’uomo, bisogna scoprire il fascino di un mondo vissuto come unità armoniosa dove le cose si connettono in un insieme significativo ed il cui crollo è vissuto come il tramonto di un modo di sentire il creato.

Ed allora guardando a Betlemme come cardine fondamentale di vita pronunciamo in fiduciosa attesa il nostro buon Natale.                       

 

 

 

Giulia

 

 

 

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