IL TEMPO E LE TRADIZIONI

LA QUARESIMA

E’ tempo di penitenza e di preparazione alla Pasqua. Un tempo si imponevano digiuno e mortificazione e la vita quotidiana era vissuta nella massima austerità e nel pieno rispetto dei precetti religiosi.. Così, dopo i “bagordi” di carnevale, dalle tavole bellunesi scomparivano i dolci, la carne rossa, il burro. Non venivano celebrati matrimoni ed il ballo era messo all’indice.

E dato che il pesce fresco costava molto, si ripiegava sul più economico pesce seccato e salato. Emblema della quaresima era la “renga” (aringa) che nelle famiglie patriarcali veniva cotta ed appesa alla catena del focolare.. Riuniti attorno al fuoco i commensali intingevano allora la fetta di polenta nella “renga” sospingendola poi verso il dirimpettaio….

E oggi si vive ancora la Quaresima? Forse di venerdì si pilucca qualche fettina di salmone norvegese o di esotico suirimi. Mah!

 

LA PASQUA

 E’ la festa della vita perché Cristo, risorgendo, ha vinto la morte. Individuare la data della Pasqua è quasi un gioco da adepti perché è sempre un rebus. La festività cristiana è la domenica che segue il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, tra il 22 marzo ed il 25 aprile. Questo stabilì il Concilio di Nicea per far quadrare il cerchio tra la data della resurrezione di Gesù e la Pasqua ebraica.

Ma se il giorno di Pasqua è tutto un tripudio di gioia, vanno sicuramente ricordati i riti della settimana santa, fortemente radicati nella secolare tradizione bellunese. Dopo le quaranta ore di adorazione dal mercoledì fino al venerdì Santo, in molte chiese si procedeva nella lettura notturna di 11 salmi, alla presenza di un candelabro ligneo con 11 candele accese, disposte a piramide, simbolo degli 11 apostoli. Una dopo l’altra le 11 candele venivano spente al termine della lettura di ogni salmo. Rimaneva accesa solo la candela del Cristo, che illuminava l’oscurità della chiesa.

E a questo punto iniziava lo strepito liturgico delle “gree” rappresentative dell’irruenza dei Giudei contro il Salvatore.

Il Venerdì santo era (ed è) contraddistinto da grande solennità e sacralità. Particolarmente suggestiva è l’adorazione del Cristo morto deposto ai piedi dell’altare in tale giornata, forse per rispetto verso la terra che accoglieva le Sacre Spoglie. I contadini si astenevano da ogni lavoro nei campi. Solenne e piena di pathos era la Via Crucis, appuntamento corale, altamente suggestivo.

E poi il Sabato Santo era giornata di grandi pulizie e si preparava il pranzo della domenica. con le uova e le colombe che si cuocevano in casa. Domani sulle mense troneggerà l’agnello o il capretto, si giocherà al “rolo” mentre le campane suoneranno a distesa.

Che siano ricordi antichi? Speriamo di no. Auguri

Giulia

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