Dall'Esodo:
[22] Il Signore parlò a Mosè: [231
"Procurati balsami pregiati: mirra vergine per il peso di cinquecento
sicli, cinnamomo odorifero, la metà, cioè duecentocinquanta sicli,
[24]cassia cinquecento sicli, secondo il siclo del santuario, e un hin
d'olio d'oliva. [25]Ne farai per l'unzione sacra, un unguento composto
secondo l'arte del profumiere: sarà l'olio per l'unzione sacra. [26]Con
esso ungerai la tenda del convegno, l'arca della Testimonianza, [27]la
tavola e tutti i gli accessori, il candelabro con i suoi accessori,
l'altare del profumo, [2811'altare degli olocausti e tutti i suoi
accessori; la conca e il suo piedistallo. [29]Consacrerai queste cose,
le quali diventeranno santissime: quanto le toccherà sarà santo.
Presso gli Ebrei l'olio d'oliva, arricchito
di aromi e balsami veniva usato per consacrare gli altari e gli arredi
del culto; il re veniva cosparso con l'olio sacro, era l'unto dei
Signore e perciò rispettato e onorato. Anche nel culto dei Cristiani
l'olio d'oliva ha molta importanza: con l'olio benedetto si consacrano
gli altari, il Vescovo traccia il segno della Croce sulla fronte dei
cresimandi perché chi riceve il sacramento abbia la forza, ogni giorno,
di essere un buon cristiano. Con l'olio santo si impartisce l’unzione
degli infermi, perché chi è ammalato sia aiutato a sopportare le
sofferenze, le umiliazioni e sia più sereno e fiducioso nel trapasso.
Nel rito dell'ordinazione sacerdotale le mani dei sacerdoti vengono unte
con l'olio santo, le mani che devono benedire, consacrare, amministrare
i sacramenti, essere al servizio del Signore e del prossimo.
La pianta dell'ulivo è ricca di
significati: la colomba riportò a Mosè un rametto d'ulivo fresco,
simbolo della vita rinata e dei perdono del Signore. Gesù venne accolto
a Gerusalemme dalla folla festante che agitava foglie di palma e rametti
d'ulivo, evento che noi rinnoviamo la domenica delle Palme. Donare un
rametto d'ulivo benedetto significa augurare pace e prosperità.
Mia nonna, durante i temporali, bruciava
sul focolare un rametto di ulivo benedetto perché il Signore
allontanasse la grandine che rovinava il raccolto, frutto di tanto
lavoro.
L'incenso, resina odorosa e pregiata,
veniva bruciato quale dono di certo gradito al Signore, per onorarlo,
ringraziarlo e implorare il suo perdono. Noi usiamo bruciare l'incenso
in occasione di particolari solennità e la nuvola profumata che si
espande nella chiesa, ci avvolge come un abbraccio e ci avvicina a Dio.
Quante affinità nel nostro culto con quello
del popolo della Bibbia! Gli Ebrei, come altri popoli antichi,
sacrificavano al Signore i più bei capi di bestiame, quasi un invito
alla Divinità a cibarsi dello stesso cibo degli offerenti, in comunione.
Nella Messa si rinnova il sacrificio dell'agnello, del figlio di Dio ed
è il sacrificio più bello e più santo. Cristo si fa cibo per noi, cibo
che alimenta il nostro corpo e il nostro spirito.
Quando nei campi e nei prati la neve si
scioglie e la terra s'intenerisce ecco spuntare i germogli della cicoria
selvatica, dalle lunghe foglioline sfrangiate che chiamiamo "radicio de
camp": Noi cogliamo le piantine staccandole di netto, dalla radice, con
un coltellino affilato, le laviamo più volte per liberarle dal terriccio
e dalle impurità e le consumiamo crude o cotte in vario modo. E' il cibo
della Quaresima, alquanto amaro, ma salutare perché aiuta il nostro
organismo a liberi dalle tossine, accumulate durante l'inverno. Sono le
stesse erbe amare, di cui parla la Bibbia, consumate dagli Ebrei durante
la loro Pasqua, in ricordo dello amarezze patite in terra d’Egitto. Il
Cristianesimo viene dall’Ebraismo,, ne è il compimento ed è naturale che
l’Ebraismo abbia ereditato alcuni riti e molti simboli. Noi viviamo
nella continuità del passato e scoprire che siamo vicini , nella fede,
ci procura gioiosa commozione.
Giovanna C |