Quelli tra di noi che sono stati scelti per
l'apostolato, non saranno mai sufficientemente umili di fronte alla
verità che non possiedono e che li ha scelti, e di fronte agli uomini,
loro fratelli, che avanzano brancolando verso il Dio che li attira
malgrado loro stessi, e senza svelarsi, e nella debolezza dei mezzi che
impiegano.
La cosa peggiore è che questa sicurezza, a
volte anche colorata da disprezzo o pietà si incarna nello spirito di
istituzioni dell'apostolato, e queste istituzioni a loro volta rischiano
di lasciare la loro impronta sugli apostoli....
Non si sarà mai finito di comprendere fino
a che punto il credente ha bisogno di essere lavorato, arato, purificato
dalle beatitudini, quella della povertà e dell'umiltà, quella della
mitezza che scusa tutto, comprende tutto, quella della sofferenza e
della sconfitta che fa sciogliere il cuore e gli proibisce di giudicare
chicchessia, per essere degno e capace di essere apostolo.
Ahimè, più i mezzi istituzionali sono
utilizzati dall'apostolo, più sono naturalmente efficaci e più grande è
il rischio di vedere il cuore dell'apostolo insensibile alla chiamata
supplichevole di Cristo.
L'apostolo rischia di essere sterilizzato
dai mezzi che mette in opera.
Cessa allora di essere quella possibilità
che Dio si è riservato: servirsi di un cuore d'uomo, di un cuore
straziato dalla croce, spezzato dall'amore, di un cuore sciolto da un
umile tenerezza verso i suoi fratelli, per farsi conoscere dagli uomini
tramite lui.
Tali cuori sono, può essere, la sola
schiarita nel velo di silenzio e di oscurità con il quale Dio ha voluto
misteriosamente circondarsi, fino a quando gli uomini saranno sulla
terra in marcia verso il loro avvenire.
("Jesus Caritas" ed. francese n'l 78 -
avril 1975) |