I nostri incontri biblici si sono conclusi
quest'anno nel mese di aprile con la lettura di alcuni salmi preceduti
da una breve introduzione.
I salmi sono 150; sono preghiere poetiche,
espressioni del culto del popolo di Israele.
Sono stati composti in epoche e occasioni
diverse a partire dalla monarchia di Davide (100 a.C.) fino al tempo dei
Maccabei (150 d.C.) e sono nati dalla Liturgia e dalla pietà personale.
Attraverso i Salmi si possono ripercorrere
i grandi eventi gioiosi e tragici della storia nazionale, militare e
politica del popolo di Israele. Ci fanno anche intravvedere le
espressioni personalissime di gioia e di disperazione, di esultanza e di
pianto, di confidenza e di angoscia di un uomo alle prese con la vita.
Impariamo così che pregare significa
proprio spalancare a Dio il nostro essere nella consapevolezza del
proprio disagio ma nella certezza di essere ascoltati dal Padre, in nome
di Gesù, attraverso lo Spirito Santo.
Anche nella nostra liturgia usiamo i Salmi:
per esempio nella Messa, dopo la prima lettura, preghiamo con il Salmo
Responsoriale. Questo vocabolo deriva dal greco e significa "inno da
cantare".
Tutti sappiamo cantare "II Signore è il mio
pastore" che è il Salmo 23 e qualche volta cantiamo anche il "Te Deum" e
il "Miserere" etc.
Faccio notare che dal numero 9 la nostra
Bibbia indica i Salmi con una doppia numerazione. Quella riportata fuori
parentesi si riferisce alla numerazione adottata dal testo ebraico;
quella riportata tra parentesi indica i Salmi nella tradizione greca e
latina.
Nei nostri ultimi incontri abbiamo preso in
considerazione i Salmi: 1, 18, 23, 27, 40 e 41. Abbiamo avuto anche il
piacere di sentirli cantati e musicati.
In particolare il cantare assieme aiuta la
riflessione e ci dà modo di aderire con il cuore e la mente a quanto si
dice. "Cantare è pregare tre volte".
Pia |