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		In quel di maggio, dopo fioretto, ci 
		ritroviamo attorno ad un tavolo per l’ultima volta del nostro mandato. 
		Sono passati quattro anni ma a nessuno sembrano quattro; sono volati! 
		Tentiamo un bilancio, personale e di 
		gruppo, e ci accorgiamo che le valutazioni ed i sentimenti sono molto 
		simili. Ci sembra di esserci impegnati poco, che potevamo dare di più, 
		ma poi cominciamo a focalizzare gli eventi e le attività di questi anni 
		e matura con commozione una consapevolezza. 
		Sono stati quattro anni straordinari per la 
		nostra Parrocchia e per la comunità Cristiana Bellunese in generale: 
		siamo partiti con il Giubileo e poi la missione, che ci ha portato nelle 
		case a confrontarci sulla nostra fede; un’esperienza indimenticabile. 
		Abbiamo accolto il nostro caro Vescovo Don Vincenzo, che ci ha 
		accompagnato fino alla fine, facendosi uno con tutta la realtà Bellunese: 
		con lui ci siamo anche confrontati a viso aperto quando sembrava ormai 
		giunto il momento di unici alle parrocchie del centro. Non è stato 
		facile, ma abbiamo lasciato il segno, un segno che lo ha convinto a non 
		procedere per quella strada. E poi il Sinodo, ancora vivo e presente, 
		grande occasione di riflessione e risveglio della nostra speranza 
		Cristiana, in questi anni che il mondo macina senza sosta, 
		apparentemente senza anima. 
		E poi altri eventi, minori ma importanti 
		per noi, come la ristrutturazione della nostra Chiesa, o l’indagine 
		diocesana: i dati dicono che siamo veramente in pochi a frequentare la 
		casa di Dio; è stata una sorpresa amara, che ci ha fatto riflettere 
		molto. E poi ancora nuovi stimoli e sfide: l’arrivo di molte nuove 
		famiglie in via Montegrappa, la ristrutturazione del borgo, la presenza 
		di nuove realtà culturali e religiose che si muovono ancora silenziose 
		per le nostre vie, la fatica di vivere di molte realtà di sofferenza 
		umana e spirituale. 
		Ma il Consiglio non è fatto solo di questi 
		eventi, la sua vera anima è l’ordinario vissuto assieme al suo Parroco, 
		il suo ritrovarsi cadenzato nei mesi a discutere di problemi importanti, 
		scoprendoci uniti, con idee diverse ma desiderosi del bene comune, e la 
		sua operosità nelle commissioni. Si, le commissioni, questi piccoli 
		gruppi di persone che si ritrovano sotto la sapiente guida di Don 
		Claudio in canonica a pensare, condividere, proporre, pianificare, 
		decidere. Sono tre, la commissione Catechesi, quella Liturgica e la 
		Caritas: meritano un approfondimento a parte che faremo, ma insieme 
		danno origine a tutte le attività che impegnano profondamente e che 
		concretizzano la parola “Parrocchia”, assieme alle attività ordinarie 
		del Parroco e alle altre esperienze che arricchiscono il nostro borgo, 
		come il coro: il catechismo (una missione nella missione!), gli eventi 
		“forti” dell’anno liturgico, i campiscuola, i progetti Gemma…..le gite, 
		gli incontri biblici, ….. San Nicolò, il rolo…i banchetti, la festa 
		parrocchiale, l’accoglienza ai nuovi nati con una rosa ed un fiocco con 
		il nome in Chiesa, la festa delle famiglie…. 
		L’attenzione alla comunità, le antenne… 
		Avrò dimenticato sicuramente qualcosa ! 
		Tutto questo dà il senso della Comunità 
		Cristiana, il senso dell’appartenenza, del valore del tempo e del luogo 
		in cui viviamo, del gusto di fermarci ed incontrarci davanti alla Chiesa 
		finita la messa; dà la fiducia e il desiderio che anche i nostri figli 
		possano vivere questo senso di familiarità che ci fa sentire bene, che 
		ci fa sentire insieme. 
		Certo, avremmo potuto fare di più, ma 
		abbiamo avuto molto da questa esperienza che ricadrà inevitabilmente nei 
		luoghi in cui viviamo: testimonianza, tradizione, sacrificio, 
		continuità, organizzazione, metodo, programmazione, collaborazione, 
		responsabilità religiosa e civile che tanto impegnano ma che tanto 
		creano intorno a noi. 
		Chi l’avrebbe mai detto, quattro gatti che 
		si ritrovano la sera…Pensiamo alle nostre Parrocchie se non ci 
		fossero.     
		Dimitri |