Ultimo giorno al Cavallino: indaffarati,
tutti lavoriamo insieme per smantellare ciò che ha costituito lo sfondo
della nostra consueta settimana annuale di camposcuola. Chi pulisce le
camere, chi riordina il salone, chi getta via il materiale inutile, chi
conserva oggetti ancora validi o ricordi preziosi. Ma è già ora di
pranzo, l’ultimo tutti insieme. E poi, l’assemblea con la consegna di un
“diploma” personalizzato per ciascuno. E’ il momento delle dediche:
ognuno gira cercando gli amici più cari – alcuni scoperti qui, altri di
vecchia data – per scrivere e per farsi scrivere qualche parola che
rimanga a testimoniare l’affetto che li lega, e che pare essersi
ulteriormente rafforzato grazie all’atmosfera così particolare di questa
settimana. Ma la corriera è già arrivata, e quando, dopo il viaggio, si
giunge a casa, tutti si salutano prodigando generosi abbracci.
Un altro camposcuola è finito.
Ma quali sono gli “ingredienti” che
costituiscono questo campeggio, al quale tanti tornano anno dopo anno
con entusiasmo e che quasi tutti terminano con un po’ di malinconia?
Tabella di marcia
Credo che uno degli elementi fondamentali
sia la ricchezza di impegni della nostra giornata-tipo: le ore sono
scandite da una precisa “tabella di marcia”, che non lascia molto spazio
alla noia e tempo alla nostalgia. In secondo luogo, ogni cosa viene
fatta in compagnia e in un’atmosfera di gioia. Le preghiere mattutine
tutti insieme, in cerchio; i brevi lavoretti di gruppo, in cui si
collabora l’uno con l’altro per mantenere la pulizia e l’ordine degli
ambienti in cui viviamo; l’assemblea, in cui due o tre animatori al
giorno espongono il tema che verrà considerato nel gruppo, in un momento
di confronto tra un numero più piccolo di ragazzi e i rispettivi
animatori; la spiaggia, momento di divertimento e di libertà, ma da
vivere insieme; il torneo di calcio, in cui convivono un po’ di sano
(quasi sempre!) agonismo e il rispetto per l’avversario; la serata,
ricca di giochi di squadra.
Esempi forti
L’argomento considerato quest’anno
riguardava alcuni grandi educatori: San Filippo Neri, Chiara Lubich, San
Giovanni Bosco, Sant’Angela Merici, San Luigi Orione, lord Robert
Baden-Powell of Gilwell. Abbiamo cercato di esemplificare i loro
insegnamenti con immagini incisive, che restino nei ragazzi anche quando
le parole passano. Dio visto come un sole, i cui raggi cadono su di noi,
diversi per ciascuno, poiché ognuno di noi ha le proprie caratteristiche
e qualità, un’impalcatura intorno alla quale costruire la propria vita.
Gli uomini visti come lucciole, che fanno luce solo quando si muovono:
un invito ad essere protagonisti della propria vita e ad agire
attivamente per fare del bene.
L'esperienza continua
Tutti questi educatori hanno posto fiducia
nei giovani. Credo che questo tema possa rispecchiare, almeno in parte,
ciò che anche noi animatori cerchiamo di creare con i ragazzi: un
rapporto di fiducia, di amicizia, di confidenzialità, in cui entrambe le
parti donano e ricevono affetto e allegria.
Qual è la base di ciò che cerchiamo di
costruire in questa settimana? Una buona intesa tra noi animatori e
l’impegno che poniamo sia prima, sia durante il campeggio.
Ma l'esperienza che abbiamo vissuto al mare
non finisce qui! Per tutta l’estate si terrà un cineforum per i ragazzi
una volta alla settimana…e poi, cerchiamo tutti di non far passare
questo forte legame che si è creato tra noi…in attesa del prossimo
camposcuola!
Francesca Busetti |