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		BRAZIL – RIO 
		Un baia incantata dove piccole, solitarie 
		colline verdissime spariscono in una pennellata di cobalto. L rena 
		bianchissima è inondata di sle. 
		Brulichio di gente,, esplosione di suoni e 
		di colori. Ranicchiato sopra un cartone, in mezzo al marciapiede, dorme, 
		seminudo e scalzo, un bimbo forse di sei anni. Un pugno nello stomaco. 
		Indifferente la folla lo scansa e continua il suo andirivieni. Lo 
		sveglio delicatamente. Lui apre due occhi tragici inondati di paura. Gli 
		porgo un dollaro. Si alza di scatto, afferra la preziosa carta verde e 
		fugge oltre l’angolo. Si volta per un attimo. Il suo volto sembra fatto 
		di sole. Il Cristo del Corcovado, a braccia spalancate, lo guarda e lo 
		protegge.  
		LITUANIA – SIANLIAI 
		Roccaforte zarista e stalinista poi, 
		Sianliai è rimasta fino al 1991 una città blindata perché base militare 
		e strategica dell’URSS. 
		L’ateismo di stato non ha però attecchito. 
		Il lituano, martire di sempre, ha innalzato per i suoi, scomparsi nei  
		“gulag” siberiani, le prime croci. E così, pian piano ne è sorta una 
		collina con milioni di croci, divelte di notte, ma caparbiamente 
		ricostruite a prezzo della vita. E lì mi sono diretta, per toccare con 
		mano la fede di un popolo. Lungo la strada, assolata e deserta, una 
		donna cammina scalza. Rallento e la invito a salire. Inizia una 
		conversazione fatta solo di sorrisi. Lei parla e comprende solo il 
		lituano, ma tiene stratta tra le mani callose una corona del Rosario. Io 
		le mostro la mia. Abbiamo toccato il linguaggio universale. Ci perdiamo 
		di vista in mezzo alla foresta di croci, ma entrambi ci sentiamo al 
		sicuro. 
		 ISRAELE –GERUSALEMME 
		Levòn è il nostro autista in Israele. E’ un 
		armeno cristiano di nazionalità israeliana. Porta su di sé il dolore 
		della patria perduta e dei suoi familiari persi nel nulla del deserto 
		turco. Gentile e silenzioso è l’ombra fedele e affidabile in una terra 
		piena di insidie. H al moglie molto malata e lui lavora per moltissime 
		ore al giorno per far fronte alle spese mediche. Vive a Gerusalemme, 
		settore arabo. La zona ebraica è troppo cara per le sue tasche. Così si 
		accontenta di due stanzette in una casa buia con l’acqua che arriva a 
		discrezione dei governanti. Lo dice con tanta rassegnazione come chi sa 
		di essere un vinto in partenza. Dallo specchietto retrovisore del pulman 
		che conduce pende un rosario. Levòn ogni tanto lo guarda e colloquia, in 
		silenzio, con il suo Dio. 
		All’aeroporto Ben Gurion ci stringe a tutti 
		la mano e ci chiede: “Tornerete?” Ma forse in cuor suo sa già che è un 
		addio. Il muro sta crescendo e i kamikaze pure. 
		GRAN CANARIA  - LAS PALMAS 
		Juan è un vecchio sub che ha girato il 
		mondo. Spirito libero, ha fatto della spiaggia la sua casa, mentre al 
		riparo di una vecchia barca tirata in secca tiene le sue cose. Il 
		vecchio lupo di mare, ogni mattina, si mette all’opera. Si immerge e 
		ricerca con scrupolosa attenzione quello che distratti bagnanti hanno 
		perduto: catenine, braccialetti, anelli… 
		Così campa Juan, rivendendo ciò che il mare 
		gli dona. Tutti lo conoscono. Potrebbe vivere in un confortevole 
		ospizio, ma lui dice che non vuole la carità di nessuno. Ha dignità da 
		vendere. Ogni mattina gli chiedo come sta e sempre mi risponde: “Como 
		Dios quiere, Segnora.” 
		Quest’anno la spiaggia è vuota, senza Juan, 
		Si è arreso all’età e ai malanni. E’ in un ricovero accogliente 
		circondato di cure e premure. Ma se ne sta andando perché gli manca il 
		mare con il suo senso di infinita libertà. 
		FINLANDIA – LAPPONIA 
		Una tenda che fa tanto pellerossa, renne al 
		pascolo ed una volpe artica che mi guarda furtiva. Sembra di essere 
		lontani nel tempo e nello spazio. Nella tenda dorme un bimbo tra pelli 
		di foca. Accanto veglia la nonna.. Vestita di pelle, con mocassini 
		coloratissimi, capelli raccolti sulla nuca, mostra un volto color cuoio 
		istoriato di rughe, dove gli zigomi pronunciati nascondono gli occhi 
		simili a due fessure. La donna mi guarda e sorride per un attimo, mentre 
		le sue mani, forti e nodose, inchiodano stoccafissi  a disseccare 
		all’aria. Questa è gente che lotta per vivere. Tutto ricava da una 
		natura selvaggia ed ostile, dove il grande freddo regna sovrano. Ho solo 
		un’arancia, bene raro in quella terra: la si trova solo negli hotel. 
		Così gliela porgo. Tra le sue mani brilla come un piccolo sole. La pone 
		delicatamente tra le pelli, poi, con un gesto antico congiunge le mani e 
		si inchina. Mi sento a disagio. Per un attimo restiamo a fissarci. Due 
		mondi a confronto. Chissà dove c’è più serenità… 
		Mi allontano facendo ciao con la mano, 
		mentre pian piano, all’orizzonte, sfuma quella figurina immobile a 
		capochino e mani giunte. 
		Viaggiando ho visto tanta gente: per questo 
		mi sento parte di tutti quelli che ho incontrato. 
		Giulia |