ACCADDE

Avevano deciso dì stare tutti insieme a casa dei genitori di lei.

Per questo erano partiti di buon mattino con la macchina piena di regali e delle mille altre cose che si dice potrebbero servire, ma che in realtà restano lì, ingombro inutile.

Già all’imbocco autostradale ci furono le prime avvisaglie. Al casello comparve subito la scritta "coda”, ma i nostri, confidando nella buona sorte, proseguirono. E fu l'inferno. L’intasamento diventò dapprima rallentamento, poi avanzamento a singhiozzo ed infine sosta forzata.

Un nugolo di tubi di scappamento ammorbava l'aria sferzata da un vento gelido. Da dietro i finestrini un'umanità irritata allungava il collo in avanti. speranzosi di riprendere il cammino. Qualche temerario cominciò ad uscire dall'abitacolo e a parlare con l'automobilista vicino, divenuto improvvisamente amico di sventura.

Chissà poi perchè la gente negli incontri fugaci è sempre disposta a raccontare i fatti propri, anche quelli che solitamente sono riservati a pochi intimi?!  Potenza dell'anonimato.

Un elicottero della polizia sorvolò gli appiedati che, naso all'aria, cominciarono a muoversi disordinatamente.

Qualche bimbo si accucciò sulla corsia di emergenza, perchè proprio di emergenza si trattava. Lei se ne stava tranquillamente seduta in macchina tutta infagottata. Lui armeggiò un poco e, come per incanto,

da un borsone uscì un thermos colmo di caffé bollente. La fumante bevanda aromatica allietò per un po' quella piccola casa. Ne appannò perfino i finestrini isolando i due dal resto del mondo.

"Arriveremo per cena?" "Forse, ma è meglio non farsi illusioni".

Lei si accomodò meglio ma una fitta improvvisa l'obbligò a rannicchiarsi mentre un lamento accompagnava il gesto. Il giovane cominciò a sudare e a guardarsi intorno. Afferrò convulso il telefonino: segui una violenta imprecazione e l'oggetto piombò sul sedile posteriore, scarico. Uscì dall'auto e cominciò a parlottare in modo concitato con altri automobilisti. Come un tam-tam la notizia si snodò lungo quel serpentone immobile. L’etere squillò disordinatamente. L’onda si propagò ed  arrivò a destinazione. Cominciò l'attesa .... infinita per chi aspetta.

E finalmente una sirena fendette l'immobilità. Due angeli motorizzati guidarono l'auto lungo la corsia di emergenza mentre i fari lampeggianti squarciavano il buio incipiente. La prima uscita autostradale era ancora lontana e lei stava male, troppo male. Si decise di deviare verso il primo grill. Caldo, luci, odori e tanto brusio accolsero il piccolo drappello.

Si chiede di un medico; non c'era. Si offerse un'infermiera. Sì sgombrò un angolo del bar mentre una provvidenziale vetrinetta, carica di biscotti, funse da paravento. La gente continuò ad entrare ed uscire e la macchina del caffé esalava di continuo profumo e vapore. Una risata giovane e squillante coperse un grido acuto di dolore. Poi all’improvviso  esplose un vagito. L’infermiera guardò l'orologio ed esclamò meravigliata e commossa: “E' mezzanotte, è Natale!” La piccola folla si accalcò allora emozionata, davanti al miracolo della vita. Il bimbo avvolto in una tovaglia con la scritta "Motta" guardò per la prima volta il mondo. Fissò il piccolo abete decorato che stava nell’angolo ed i suoi occhi, incantati dalla luminosa cometa sembravano dire, ci sono anch’io.

Strano a dirsi: il vociare scomposto scemò d’incanto e tutto intorno fu magico silenzio.

Un brivido dolcissimo percorse i cuori dei presenti. Comparvero affanni quotidiani, irritazione per l’imbottigliamento, senso del tempo. Fu pace nella mente e nel cuore. Tutti si guardarono e si sorrisero. Qualcuno s’incantò a guardare la cometa e l’alberello. Il barista abbassò le luci prorompenti del locale. Per un attimo tutti avvertirono la sacralità del ricordo. Ognuno pensò ai suoi cari: crebbe la nostalgia ed il desiderio del ritrovarsi esplose prepotente. E questo, per dirsi ancora

una volta, in nome del Dio bambino: buon Natale.

Giulia

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