Non pubblicata dai giornali merita di
essere ripresa, questa lettera, non per attizzare polemiche ma come
riflessione un tantino pessimista.
Si sa che su ogni avvenimento l’uomo si
pone interrogativi e fa congetture.
Così è stato anche questa volta dove il
pensiero del singolo è diventato cassa di risonanza di molti.
Grand Hotel:gente che va, gente che
viene. Allo stesso modo, mi si perdoni l’accostamento,vanno e vengono i
sacerdoti. Ipso facto fanno valigia.
Spiegazione? Nessuna. Solitamente è il
“dipendente” che chiede il trasferimento adducendo validi motivi. Nella
Chiesa,invece, le cose si rovesciano secondo una logica verticistica.
Niente di male se tutto funziona.
Ed è quel “se” che dovrebbe trillare come
un campanello d’allarme. Ogni qualvolta un Parroco viene spostato la
comunità s’interroga sul perché e risponde secondo il proprio personale
criterio. Così ne esce una panoramica variegata ed al tempo stesso
allarmante con sentenze di questo tipo:
- E’ il volere di Dio - Il parroco non deve
affezionarsi a niente ed a nessuno.
- E’ meglio lasciar perdere - La Chiesa à
potente e fa sempre quello che vuole.
- La comunità non conta niente: è solo
gregge
Quest’ultima considerazione, pronunciata
in modo esponenziale invita alla riflessione.
Che cos’è la Chiesa senza comunità? A
cosa serve il Sacerdote se manca la materia prima? E quando c’è
coesione e collaborazione è giusto tagliare il legame? Si sa che
le perle d’una collana sono unite da un unico filo. Tutte vicine formano
uno splendido monile che riluce e risalta. Provate a tagliare il filo…
Le perle si disperdono. Quanta fatica per riassemblarle.
Qualcuna caduta si scheggia,qualche altra
si perde per sempre. La collana si ridimensiona:diventa più stretta e
meno luminosa. A mò di consolazione si dice “poche perle ma buone”. Però
cosi facendo si rischia di ritrovarsi in breve con un misero paio di
orecchini.
G.S. |