Un Natale insolito.
  Impressioni controcorrente.

Importa poco stabilire se Gesù sia nato la notte del 24 dicembre di 2500 anni fa o, come storicamente è più probabile,qualche anno prima, e importa poco se quell’evento sia avvenuto a Betlemme o, come sembra più certo, a Nazaret in Galilea. La tradizione cristiana ha fissato fin dal quarto secolo quella data.

E quel luogo. In quei primi tre secoli nacque la più grande rivoluzione religiosa,morale e culturale dell’Occidente.

  La ricorrenza del Natale, in particolare di questo Natale così diverso dagli altri,meno gioioso, meno festevole. Percorso da paure, incertezze, rassegnazioni e lampi di tenebra,induce a interrogare il passato e, del passato,quel punto di rottura dal quale ebbe inizio l’era di cui ancora contiamo i secoli, gli anni ed i mesi di un tempo che scorre tra le nostre dita e scandisce le nostre vicende individuali e collettive.

Quella rottura porta simbolicamente il nome di Gesù di Nazaret, ispiratore e maestro di un piccolo gruppo di discepoli che in breve tempo diede vita d un culto del tutto nuovo.

  Tutti i Vangeli descrivono Gesù come un fanciullo allegro, ardente, con una vena di misticismo, poco legato alla sua famiglia poco impegnato nello studio della Legge e dei Libri sacri.

  Forse mai come quest’anno,il Natale è sembrato così improbabile.

Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà,annunciano gli Angeli in quella notte che divide in due la storia del mondo.Può darsi che i cieli-non certo quelli che a noi è dato vedere-continuano a cantare la gloria di Dio, ma la pace in terra c’è sempre meno,è una specie in via di rapida estinzione, un qualcosa sempre più all’oscuro di tutto. Nessun Angelo può annunciarla con un beato sorriso senza somigliare alle sorridenti annunciatrici televisive di una soap opera  e senza farsi dunque complice di una pubblicità Ingannevole.

  Ma del resto, il Bambino nato in quella notte nella mangiatoia di Betlemme, smentisce il coro festoso degli Angeli, perché, 30 anni dopo, dirà:” Non sono venuto a portare pace , ma la  spada”. La spada fa paura.I coraggiosi la vincono, altri vi soccombono, ma tutti,gli incoscienti, la provano.

La notte attorno a quella mangiatoia di Betlemme, con gli aneli che tacciono nel grande vuoto, sempre essersi fatta più buia e più fredda e si vorrebbe rifugiarsi dentro, al caldo di quel fiato del bue e dell’asinello. Tuttavia quella mangiatoia non è il rifugio di una famigliola per bene che,desiderosa solo della propria pace, si chiude in sé ma è l’inizio dell’avventura del mondo, di un cammino verso la salvezza.

  Può darsi che, quella notte, gli angeli non abbiano cantato l’augurio di pace E che i pastori non educati da alcun osservatorio abbiano scambiato per un coro angelico quello di alcuni viandanti che avevano alzato un po’ il gomito  e cercavano traballanti la via di casa. Ma i bevitori possono essere santi e nel canto stonato e generoso di un ubriaco ci può esser un’eco di quello che gli angeli, o chi per loro, cantano chissà dove. Mai dire mai.   

 Buon Natale a tutti.

                                                       Giacomo

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