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		29 luglio 2006, ore 
		11:15. Spiaggia del villaggio S. Paolo, località Cavallino. 
		Ci troviamo nel luogo dove 
		ogni anno prende vita il camposcuola parrocchiale, nel luogo che ha 
		visto crescere stagione dopo stagione la maggior parte di noi ragazzi.
		 
		Chi se ne sta sul muretto a 
		chiacchierare, chi disteso a carpire fino all’ultimo raggio di sole, chi 
		a giocare a pallavolo. Ultime ore prima della partenza di questo gruppo 
		anche quest’anno così affiatato. 
		Come trasmettere a chi sta 
		a casa il clima così particolare che si ricrea ogni stagione quaggiù? 
		Proviamo a porre qualche domanda a coloro che vivono questa esperienza e 
		a capire il motivo di tanto entusiasmo…ed avviciniamoci ad alcuni di 
		loro. 
		“Perché ogni anno torni 
		ad iscriverti al Cavallino?” 
		Perché è divertente, è 
		sempre la prima risposta. Scaviamo un po’: perché è divertente? Hai la 
		possibilità di stare una settimana con i tuoi amici, di condividere ogni 
		momento della giornata con loro. E’ un modo più intenso di vivere 
		l’amicizia. 
		E poi? Si impara a 
		rinunciare alle cose di sempre, ad esempio alla televisione, dicono i 
		più piccoli. E, soprattutto, non se ne sente nemmeno la mancanza o 
		l’esigenza.  
		Inoltre si ha l’opportunità 
		di conoscere concretamente realtà diverse, come quelle delle persone 
		disabili che sono così numerose in questo villaggio. 
		E, non meno importante, 
		diventa una cosa naturale condividere tutto, dalla camera, al cibo, alle 
		idee. Ci si mette al servizio gli uni degli altri, perché ogni gruppo di 
		lavoro ha le proprie mansioni, come servire a tavola, lavare i piatti, 
		pulire le stanze.  
		“Quali sono gli 
		“ingredienti” che rendono così speciale il Cavallino?” 
		Oh, qui non è semplice 
		stabilire una graduatoria! Ma forse è il mare l’elemento più gettonato. 
		Il mare, perché è quella particolarità che consente di non ritrovarsi 
		mai a vivere i cosiddetti “tempi morti”. Tutta la giornata è 
		organizzata, e nei momenti che in montagna vengono chiamati “tempo 
		libero”, qui c’è la spiaggia.  
		E poi, cos’altro? Le 
		serate, organizzate con giochi di gruppo adatti a diverse età. Gli 
		animatori, dice qualcuno. 
		E i gruppi? Certo, anche i 
		gruppi. Quei momento di incontro che talvolta possono sembrare noiosi e 
		troppo impegnativi, ma che rappresentano un’opportunità per discutere e 
		scambiare opinioni su tematiche che, pur mascherate ogni anno da diversi 
		fili conduttori, sono sempre attuali e vicine alle nostre esistenze.
		 
		Continuiamo a chiedere, ai 
		grandi e ai piccoli, ed emergono ancora altre idee! 
		Un altro elemento peculiare 
		di questo camposcuola è il fatto di sentirsi sempre a proprio agio. 
		Anche chi partecipa per la prima volta si sente accolto e percepisce un 
		clima di amicizia e di vicinanza da parte di ragazzi e animatori. 
		 
		Quest’anno – dice qualcuno- 
		si è creata un’atmosfera ancora più intima e serena, e forse la causa è 
		il numero più ristretto dei partecipanti – circa sessanta persone. Tutti 
		si sono conosciuti e sono riusciti a stabilire un rapporto, più o meno 
		intenso, ma che comunque andava al di là del semplice saluto. 
		 
		E poi, dice una ragazza 
		ormai agli sgoccioli della sua “vita da animata”, è bello rapportarsi 
		con persone di età tanto diverse. Sembra quasi – confermano altri – che 
		i più piccoli siano dei fratellini. …Un campo di prova per coloro che si 
		accingono a diventare i nuovi animatori! 
		E non è finita.  
		C’è chi dice che qui vi è 
		la possibilità di conoscere gente nuova e di creare legami destinati a 
		durare.  
		Vi è chi afferma di 
		riuscire a mettersi in gioco più di quanto non faccia nella vita di 
		tutti i giorni, perché qui non teme il giudizio degli altri, non teme di 
		“fare una figuraccia”. Si impara a conoscere e ad esprimere aspetti di 
		sé che spesso sono soffocati e tenuti latenti. 
		“Come ti sono sembrati 
		gli animatori? E come dovrebbe essere l’animatore ideale?” 
		Permissivo! Questa è la 
		prima, unanime risposta! Poi, però, ci ripensano. No, non andrebbe 
		bene…anche un po’ severo. L’animatore deve imporre dei limiti…altrimenti 
		che gusto c’è?! E poi, deve essere pronto a riconoscere i bisogni dei 
		ragazzi, a capire se “qualcosa non va”, e dovrebbe essere una persona 
		con cui potersi confidare e confrontare. 
		“E noi rispondiamo a 
		questi canoni?” 
		Sì, in linea di massima va 
		bene come siete. E poi siete un gruppo affiatato.  
		“E tu, Francesca, perché 
		continui a venire al Cavallino?” 
		Stavolta sono io 
		l’intervistata. E sento di poter dire, a nome di tutti noi animatori, 
		che continuo ad andarci per tutte le cose che hanno espresso i ragazzi: 
		per il clima di divertimento e di serenità, per il confronto con realtà 
		diverse, per l’opportunità e la necessità di mettersi in gioco più di 
		quanto non facciamo normalmente. E in più, per la possibilità che ci 
		offre il nostro ruolo di conoscere tanti ragazzi di età e carattere così 
		diversi, facendoci sempre mettere in discussione e creando i presupposti 
		per uno scambio di idee e di affetto. …Ma, soprattutto, per la 
		gratificazione che riceviamo da loro nel vederli tornare a casa con gli 
		occhi brillanti di gioia e di entusiasmo! 
		 Francesca Busetti |