Giovani e
credenti.
Giovani non sono
solo quelli che si bucano o si stordiscono nell’alcool o fanno
regolarmente plao o distruggono gli istituti scolastici o
parlano come beoti con 14 vocaboli sex-anatomici e con qualche
intercalare americano; no,quelli cercano di far colpo e di
impressionare con la tenuta tardo-penitenziaria o con i capelli
ritti imbalsamati dal gel o per la quantità di metallo che si
portano appresso o per qualche brillante più o meno buono
appiccicato alla pelle per farsi riconoscere in caso di
smarrimento.
Molti portano in
sé l’ansia per la vita e per il futuro e cercano risposte serie
ai perché che gorgogliano dentro. Quanti genitori sono in grado
di capire o di ricordare com’erano loro alla stessa età?Quanti
insegnanti avvertono il loro ruolo di educatori? Quanti preti
hanno autorità e dolcezza sufficiente per essere ogni tanto
compagni di viaggio pur ammettendo la difficoltà di dialogare e
la pazienza per essere accettati e compresi?
Lo specchietto,
ripreso da “Agorà” su un campione di italiani tra i 15 e 35 anni
fa riflettere sia giovani che adulti. |