Sono queste le
giornate più corte dell’anno, con l’aria decisamente invernale
, con il sole che non riesce a sciogliere del tutto la brina,
con le cime dei monti finalmente innevate, con le aurore e i
tramonti belli come mai, dai colori dell’arcobaleno.
Natale è alle
porte ed io ho nostalgia del Natale della mia infanzia, povero
ma pieno di commozione e di aspettativa. C’era la neve soffice
ed abbondante a vestire il mondo di una veste preziosa,
tersa,luminosa al sole perché ogni cosa doveva essere come
nuova, degna del Redentore.
Il giorno di
Natale si consumava il pasto di mezzogiorno, un po’ più ricco
del solito,seduti sulla panca, attorno al focolare,con i visi in
fiamme e con la schiena fredda, perché il calore del fuoco non
riusciva neppure ad intiepidire la cucina e, spesso, il sugo si
rapprendeva freddo nel piatto e solo la polenta fumante lo
rendeva morbido ed appetitoso.
Preferivamo
andare nella stalla, sempre calda, dove si leggeva, si recitava
il Rosario e dove, durante le vacanze natalizie, noi bambini
giocavamo a tombola o al gioco dell’oca.
Nella stalla si
udiva il ticchettio dei ferri, mossi da mani sapienti che
confezionavano indumenti di lana soffici e caldi, il brontolio
della “corletta”
Che filava canapa o
lana, il placido russare delle mucche , tutti rumori familiari
che ci davano serenità e sicurezza.
Non ci
vergognavamo di stare nella stalla e del resto dov’era nato il
Re dei Re?
A volte penso che
non sia tanto male nascere in una stalla se hai il grembo caldo
ed amoroso della mamma che ti accoglie e le braccia robuste del
papà che ti difendono e procurano il necessario.
Quanti bambini
nascono in povertà o in situazioni difficili!Quanti non hanno
neppure una stalla per riparasi, cibo a sufficienza, assistenza
medica!A volte manca anche la presenza e l’amore dei Genitori.
Non possiamo dimenticarci di loro, almeno a Natale con preghiere
ed iniziative
concrete. |